Storico direttore del golf club Margara di Fubine e arbitro internazionale di grande esperienza, Gian Marco Griffi ha due grandi passioni: lo sport e la letteratura. Quarantasei anni, sposato con Paola, un figlio di 4 anni che ha chiamato Dante, come il bisnonno (anche se molti pensano che Dante Alighieri abbia avuto una certa influenza sulla scelta del nome).
Il suo ultimo libro, “Ferrovie del Messico”, è entrato nella dozzina del Premio Strega 2023 e, pur non essendo poi passano alla cinquina finale, sta ottenendo un enorme successo cominciato con il passaparola.
Prima dell’eclettico romanzo di 800 pagine, apprezzato tra gli altri dallo storico Alessandro Barbero, aveva già pubblicato due libri: “Più segreti degli angeli sono i suicidi” nel 2017 e “Inciampi” nel 2019. Il covid, che lo ha tenuto per mesi lontano dal campo di Margara, gli ha però fatto fare il grande salto di qualità. Durante il lockdown ha vissuto, come milioni di italiani, un periodo difficile. Ma da qui è uscito il romanzo cult. Dopo una prima timida edizione del maggio 2022, di sole 168 copie a cura di Laurana Editore, il libro ha cominciato a girare. Oggi è un successo impressionante: la ristampa è giunta alla decima edizione, con un totale di oltre 13.000 copie diffuse. Ma Griffi è molto conosciuto anche nel mondo del golf. Oltre a giocatore, è arbitro internazionale e responsabile della SZR1 (l’organo territoriale della FIG che nomina gli arbitri per le gare in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta).
Oltre al successo di vendite, il suo ultimo libro ha già collezionato diversi premi.
“Il primo è stato il Premio di Narrativa Città di Leonforte. Non ho potuto ritirarlo perché in quei giorni ero direttore di torneo al trofeo “Lolli Ghetti”, una delle gare più importanti in Italia. Poi il premio Mastercard e il Libro dell’Anno del programma di Rai Radio 3 Fahrenheit. Ma la cosa che più mi onora è che a proporre il mio libro per lo Strega sia stato Alessandro Barbero, già vincitore del Premio nel 1996, uno dei più grandi esperti di storia in Italia, professore di Storia Medievale dell’Università del Piemonte Orientale e volto assai noto al pubblico televisivo.
Il libro si svolge per buona parte ad Asti e nel Monferrato.
“Il personaggio protagonista, e che collega tutte le altre storie e i personaggi che appaiono nelle oltre 800 pagine, è Francesco Magetti, detto Cesco, milite della Guardia Nazionale Repubblicana Ferroviaria, di stanza ad Asti nel 1944. Viene incaricato di disegnare la carta delle ferrovie del Messico e per questo va in biblioteca a cercare l’unico documento sul Messico di cui è a conoscenza. Lì conosce e si innamora istantaneamente e perdutamente di Tilde, la bellissima bibliotecaria. Da qui si sviluppa un mosaico di storie, entrano in scena tanti personaggi (avranno un ruolo anche Hitler ed Eva Braun), tutti collegati dal fil rouge di Cesco, perseguitato da un terribile mal di denti, che per tutto il libro cerca il modo di disegnare la mappa senza avere minimamente idea di come fare. Il tutto con sullo sfondo la città di Asti, i suoi abitanti, la sua lingua, la sua storia, le sue abitudini”.
Lei crede che la cultura e la letteratura possano essere alcune degli elementi per cui Asti è conosciuta e visitata?
“Mi sembrava assurdo fino a poco tempo fa, ma tantissimi mi hanno scritto per dirmi che verranno ad Asti per vedere i luoghi del romanzo. Ne sono stato felicissimo perché la mia fantasia è subito volata a “Tour organizzati nei luoghi di Cesco Magetti” come quelli che portano pullman interi di turisti nella Sicilia di Montalbano, o a Dublino per l’Ulysse di Joyce o per i luoghi di Proust a Parigi. Ad Asti questo tipo di turismo letterario è presente per grandi nomi come Alfieri e Faletti. Ma entrambi non hanno ambientato quasi nessuno dei loro scritti ad Asti, tranne la parte iniziale della “Vita scritta da esso”, la famosissima autobiografia alfieriana. I romanzi ambientati in città e nel Monferrato sono meno rispetto alle Langhe di Pavese e Fenoglio, teatri della Resistenza e di altre storie. C’è anche Paolo Conte, amatissimo e ultimamente proposto per il Nobel alla Letteratura da Paolo Fai, ma nel suo caso c’è ancora la speranza degli appassionati, oltre che di vedere i luoghi dove sono nate le sue canzoni e la sua città natale, di poterlo incontrare per caso passeggiando per Asti, come quando si va a Roma o a Milano con la segreta speranza di incontrare il nostro attore o cantante preferito”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 7 luglio 2023
Elena Fassio