Un meccanismo piuttosto semplice per chi si intende di finanza che aveva permesso a una società impiegata nel settore della commercializzazione dei carburanti di evadere l’Iva per milioni e milioni di euro.
Le fiamme gialle hanno portato termine un’indagine complessa che è costata la misura cautelare in carcere al regime dei domiciliari per quattro persone, tutti astigiani, facenti capo alla società Mtk, con sede legale a Torino ma sede amministrativa in città.
L’azienda si sarebbe occupata di acquistare grosse forniture di carburanti da cedenti quasi sempre stranieri, in Croazia e in Serbia. Operazione del tutto regolare e che prevede il non pagamento dell’Iva da parte del venditore estero. L’imposta sul valore aggiunto (al 22%) acquistando all’estero è infatti a carico del compratore italiano. Ed è qui che l’affare si tramuta in frode. Il compratore infatti si cela dietro a degli interposti, terzi soggetti, teste di legno che di fatto sostituiscono il cessionario (l’acquirente) in tutte le operazioni di acquisto, fatture comprese. Ma si tratta di società “cartiere” amministrate da prestanomi nullatenenti, soggetti usati per non pagare l’Iva dovuta all’Erario. Sapendo quindi di non versare il 22% il cessionario può vendere carburante a prezzi vantaggiosi sul mercato (sapendo cioè di risparmiare-truffando, il 22% su ogni carico di carburante). Una concorrenza sleale visto che con questo notevole risparmio dovuto al non pagamento dell’Iva il cessionario (in questo caso la società Mtk), poteva vendere un prodotto a un prezzo stabilito da lei stessa in base al volume di affari. Poteva cioé farlo pagare tanto quanto i concorrenti, ottenendo comunque il guadagno dall’omissis dell’Iva, oppure poteva venderlo a qualche centesimo in meno e quindi avendo l’ulteriore vantaggio di ottenere più clienti allettati dal prezzo vantaggioso.
Proprio la disparità di costi fra diversi cessionari ha fatto scattare le indagini della guardia di finanza astigiana che ha portato all’iscrizione sul registro degli indagati di altri 36 soggetti fra cui molti interposti, teste di legno che in alcuni casi neppure sapevano di essere usate per questa frode. Soggetti spesso disperati che per poche centinaia di euro avevano apposto firme e dato documenti di identità senza sapere a cosa sarebbero serviti. E a usarli erano i cessionari che con questo stratagemma risparmiavano il 22% di Iva per ogni carico di carburante.
Gli investigatori hanno scoperto un giro di fatture per operazioni inesistenti per 365 milioni di euro nel giro di meno di due anni. L’Iva evasa invece ammonta a 80 milioni, 60 dei quali non riconducibili più a nessuno. Sono invece oltre 300 milioni i litri di carburante proveniente da Croazia e Slovenia trattati dalla Mtk in questo periodo.
I finanzieri hanno dato esecuzione al sequestro preventivo di oltre 26 milioni di euro su conti correnti, quote societarie, beni mobili e immobili riconducibili agli indagati e alla società coinvolta.
“La ricostruzione delle operazioni è stata resa ancor più complessa dal fatto che alcune società fittizie inserite nello schema fraudolento (gli interposti o teste di legno ndr) venivano sostituite sistematicamente e frequentemente da altre similari e procedevano alla distruzione di tutta la documentazione fiscale”, ha commentato il comandante provinciale della finanza Fabio Canziani.
Le fiamme gialle hanno già provveduto sequestrare preventivamente i primi beni riconducibili ai quattro uomini ora ai domiciliari. “L’obiettivo finale è di recuperare 26 milioni”, ha concluso il comandante.