A conclusione di un’articolata attività di indagine svolta dalla Squadra Mobile di Asti, coordinata dalla Procura della Repubblica di Asti, finalizzata al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti, nella giornata di giovedì 15 settembre è stata data esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Asti, su richiesta del P.M. che ha condotto le indagini, nei confronti di 4 cittadini albanesi di età tra i 20 e i 36 anni, mentre altre 8 persone venivano sottoposte alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla p.g..
L’operazione antidroga denominata “Bad Boys”, coordinata sempre dalla Procura della Repubblica di Asti, nasce nel 2020 ed ha inizio nell’astigiano, quando, dopo una serie di arresti in flagranza e su esecuzione di alcune custodie cautelari, emesse sempre per il reato di spaccio di stupefacenti, le indagini portavano gli investigatori ad un gruppo di giovani pusher albanesi spostatisi nelle zone di Alba, Bra e Santa Vittoria d’Alba, comuni della provincia di Cuneo, ma tutti territori rientranti nell’ambito di competenza della Procura della Repubblica di Asti.
Da subito si evidenziava che i giovani facevano parte di un sodalizio criminale albanese a conduzione familiare e di delineare le figure di due fratelli di 35 e 36 anni e delle loro mogli, nonché dei due cognati, che si dedicavano all’attività di occultamento, detenzione, fornitura e spaccio di cocaina, i quali rifornivano il nipote e altri soggetti ventenni, con quantitativi di I etto ogni volta, che a loro volta distribuivano al dettaglio sulle piazze del mercato illecito di Asti, Alba e Bra, consegnando i proventi dell’attività illecita ai due fratelli.
Gli indagati principali prelevavano presso i nascondigli il denaro contante per acquistare 1-2 chilogrammi di cocaina alla volta, pagata circa 35 Euro al grammo, dopodiché una parte la dividevano in confezioni da un etto, avvolti con cellophane e nastro isolante, che celavano in barattoli di plastica sotterrati, con all’interno del riso utile ad assorbire l’umidità, quindi ne prelevavano una confezione alla volta per rifornire i loro pusher. Un’altra parte la confezionavano in dosi da 5 e 10 grammi, per i clienti più facoltosi, ai quali cedevano la sostanza per cifre fino a 1.000 Euro ogni volta, sostanza che occultavano in barattoli più piccoli di vetro con il riso.
I pusher da strada, invece, prendevano la cocaina dai due fratelli a 60 Euro al grammo e la tagliavano e dividevano in dosi da 1 grammo, che spacciavano poi alla clientela abituale per cifre da 70 a 90 Euro in base alla quantità ordinata.
Uno dei due fratelli gestiva gli affari illeciti dalla Casa Circondariale di Cuneo, dove era detenuto per il reato di spaccio di cocaina, e successivamente anche da casa, dove era stato sottoposto agli arresti domiciliari, da cui impartiva disposizioni ai giovani pusher per la distribuzione al dettaglio e per l’acquisto degli ingenti quantitativi, nonché per il recupero dei crediti.
Tra i clienti indietro con i pagamenti vi era un ristoratore, dove il giovane nipote albanese, con altri pusher, si recavano a mangiare e bere, senza pagare, e in diverse occasioni prelevavano bottiglie di vino di valore che poi scalavano in parte dal debito.
Gli indagati sono stati osservati dagli investigatori e ripresi dalle telecamere installate mentre prelevavano e depositavano la cocaina nei vari barattoli, alcuni dei quali individuati grazie a impegnative battute di ricerca nelle campagne e vigne di Santa Vitoria d’Alba e Bra in cui gli investigatori riuscivano ad individuare una partita di cocaina pura di circa 1,2 kg, partizionata in etti, occultata all’interno di un barattolo di plastica sotterrato nel terreno, di centinaia di ettari, ubicato nei pressi dell’abitazione degli indagati.
Sostanza trovata solo grazie all’acume investigativo degli Agenti, che sfruttavano it terreno bagnato dopo una giornata di pioggia per seguire le orme degli indagati lasciate sulla sponda del bosco. Anche in quel difficile scenario si installavano alcune telecamere che riprendevano uno dei due fratelli recarsi ai barattoli ed in ultimo a quello contenente l’ultima ingente partita gia confezionata in etti.
Oltre al sequestro di 1,3 kg di cocaina, nell’ambito dell’indagine, complessivamente, sono state monitorate cessioni di cocaina per altri 1,4 kg, ed ulteriori 2 kg acquistati e nascosti nelle campagne.
Dalle analisi svolte sulla sostanza sequestrata, si ê accertato che complessivamente potevano essere ricavate 21.300 dosi da immettere sul mercato al dettaglio, per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro.
Nel corso della fase esecutiva, questa Squadra Mobile veniva collaborata dalle Squadre Mobili di Torino, Alessandria, Cuneo, Novara e Vercelli, oltre che dal Reparto Prevenzione Crimine di Torino e due units Cinofile della Questura di Genova e Torino, un ingente dispiegamento di uomini e mezzi che permetteva di eseguire 10 misure cautelari nei confronti degli indagati, oltre che, con l’ausilio di personale tecnico munito di sofisticati metal-detector, di rintracciare altri barattoli pieni di cocaina nascosti nel terreno.
Nel dettaglio, nella fase esecutiva, si procedeva al sequestro di 2 proiettili, di un altro etto e mezzo di cocaina pura, da cui si sarebbero potute ottenere circa 700 dosi, per un profitto di circa 56.000 euro, oltre al sequestro di circa 1000 euro in contanti e al rintraccio di altri due barattoli grandi in plastica identici a quello utilizzato per sotterrare la partita da 1,2 kg di cocaina poi sequestrata.
Si precisa che la fase del procedimento a ancora quello delle indagini, e che tutti i soggetti indagati, ancorche colpiti da misure cautelari, non possono essere ritenuti in alcun modo colpevoli sino a quando la colpevolezza non sia stata accertata con sentenza o decreto penale di condanna irrevocabili.