Cocaina ed eroina spacciate alla luce del sole, nelle maggiori piazze di Asti. Un’indagine, quella della sezione antidroga della squadra mobile, coordinata dalla Procura, che ha portato all’emissione di 19 misure di custodia fra carcere, domiciliari e obblighi di dimora e che ha sgominato diversi gruppi specializzati nello spaccio di eroina e cocaina. Non una vera e propria organizzazione ma soggetti che in concorso fra loro avrebbero approvvigionato la piazza astigiana di stupefacenti.
La droga arrivava ad Asti da Torino e Milano. Erano le donne che si occupavano del recupero della roba. Si muovevano in treno, andavano a trattare con i “grossisti” e provavano lo stupefacente di persona prima di comprarlo. Poi tornavano a casa con la “roba” nascosta in corpo. Anche due o tre viaggi al giorno quando il mercato lo necessitava.
La polizia astigiana ha lavorato per due anni all’operazione “White Wheels” chiamata così perché uno dei primi clienti era un commerciante di pneumatici. Migliaia le cessioni di droga monitorate (parliamo di 15 mila dosi circa vedute a un prezzo variabile in base al cliente dai 15 ai 20 euro), decine le ore di telefonate intercettatate da una trentina di utente.
In tutto le ordinanze emesse sono state 19 (sette gli arresti), con 28 persone indagate a piede libero e 12 soggetti segnalati per favoreggiamento fra cui alcuni clienti.
“L’inchiesta è partita da una semplice segnalazione, una donna ci aveva contattato perché il marito non solo acquistava droga ma la rivendeva – ha spiegato il questore di Asti Filippo Di Francesco -. Grazie alle capacità non solo di investigazione ma anche intuitive dei poliziotti della mobile, si è subito capito che dietro questo racconto si poteva nascondere una realtà più complessa e i fatti lo hanno dimostrato”.
Fra gli arrestati c’era anche chi lavorava in bicicletta, percorrendo le strade cittadine in contro mano, per rendere più difficili eventuali inseguimenti da parte della polizia. Pusher che nascondevano la droga in bocca pronti, in caso di necessità, ad ingoiarla. C’era poi chi aveva trasformato la porta di casa in una sorta di botola dalla quale spacciare senza uscire e senza avere contatti diretti con i clienti. Ma molti dei pusher erano anche spacciatori come dimostrano le immagini diffuse dalla polizia.
“Si trovavano in gruppetti nelle zone della sponda del Tanaro e lì non solo spacciavano ma consumavano lontano da occhi indiscreti – ha spiegato il dirigente della Mobile Loris Petrillo -. A turno uno di loro fungeva da vedetta per avvertire gli amici nel caso dell’arrivo di forze dell’ordine o curiosi. Un’attività che è stato difficile monitorare da parte nostra. Alcuni agenti si sono appostati per ore con le telecamere, nascosti fra i cespugli per poter cogliere alcuni momenti di spaccio e consumo di droga”.
Soddisfazione espressa anche dal procuratore capo Alberto Perduca. “Si è trattato di un lavoro complesso specie perché si è articolato in una realtà piccola e di provincia come quella astigiana dove non è facile lavorare in incognito, senza essere riconosciuti”.
Gli accertamenti sono ancora in corso. Tre soggetti sono ancora latitanti e due dei quali sono attualmente ricercati fra Germania e Francia. Ci sono poi da identificare i grossisti milanesi e torinesi.
Le ordinanze sono state notificate all’alba di lunedì; le accuse sono invece di concorso in spaccio di stupefacenti. Oggi sono cominciati gli interrogatori di convalida.