Con la sua voce riconoscibile, la sua narrazione compositiva personale e il suo uso scanzonato dei social, il cantautore astigiano Andrea Cerrato è tornato da alcune settimane a esibirsi dal vivo. Per l’apertura del suo Serata Magica Live Tour, che attraverserà tutta l’Italia, ha scelto proprio il Palco 19 di Asti, dove si è esibito venerdì 10 maggio. Giovedì 30, invece, sarà sul palco del Gulla (al campo Fregoli) alle 21 per uno spin-off gratuito del tour.
Negli anni Cerrato ha creato una community di oltre un milione di persone tra i vari social network, pubblicato tre dischi e decine di singoli. Il suo one-man show porta sul palco ospiti e sorprese, ma soprattutto è un viaggio tra sensazioni e riflessioni sul senso della vita, fatte senza mai prendersi troppo sul serio, da chi ama raccogliere le emozioni per raccontarle e condividerle in musica.
Come hai iniziato la tua avventura nel mondo della musica?
Per me la musica è stato un colpo di fulmine, non sono cresciuto in una famiglia di musicisti. Ho avuto la folgorazione nel 1999, a 16 anni, davanti a un video musicale: così ho iniziato a suonare la chitarra da autodidatta e nel 2004, alla fine del liceo, sono entrato in una band che si chiamava Cockoo. Abbiamo suonato insieme per una decina d’anni, facendo quasi 300 date in tutta Italia. Abbiamo fatto due album, ma nel 2015 il gruppo si è sciolto e ho iniziato il mio percorso da solista. Intanto mi sono laureato a Torino in Disegno Industriale e ho continuato a studiare musica al Centro Jazz di Torino. Subito dopo ho preso un master in grafica a Milano e per cinque anni ho lavorato in un’agenzia di comunicazione, poi mi sono licenziato e ho fatto il free lance come grafico e social media manager. Ho imparato a fare quel che oggi faccio per me stesso e per gli altri, ovvero preparare progetti di comunicazione. Era un lavoro bello, ma non lo sentivo come vocazione e ho scelto di dedicarmi alla musica: ho iniziato a scrivere e a quel punto, dopo un anno di assestamento, nel febbraio 2016 si è presentata l’occasione di The Voice.
Oggi, a distanza di qualche anno, che cosa ti resta di un talent come The Voice?
Già sapevo che il mondo del talent non era per me, ma prima di giudicare una cosa bisogna conoscerla. The Voice è un talent un po’ particolare: ci sono numerose audizioni e poi, durante la selezione dei cantanti, se uno o più tra i quattro giudici in gara sceglie di voltarsi perché ti trova interessante, entri in una delle squadre. Lo spettacolo si risolve nel gioco delle sedie, che è l’aspetto più originale del talent. Un meccanismo “usa e getta”, perché tutto finisce nell’arco di un mese e mezzo. Da quella esperienza ho imparato a distinguere quel che appartiene alla musica da quello che è televisione. Ma soprattutto è stata una miccia che mi ha fatto esplodere sui social, dove ho creato una fanbase che poi ho continuato a coltivare.
Da allora però non hai mai smesso di scrivere. Cos’è successo in questi anni?
Ho continuato a dedicarmi a entrambe le mie passioni: la musica e la comunicazione. Il momento di svolta è stata la pandemia: ho iniziato a fare cover in italiano di grandi brani internazionali, chiamandole “Hitaliane”. Sceglievo i brani tramite sondaggi, o tra le mie preferite: “Perfect” di Ed Sheeran, “7 Years” di Lukas Graham e anche un Notturno di Chopin riarrangiata come se fosse una canzone pop/trap. Ho scritto poi un brano su Harry Potter, “Occhiali tondi”, e una cover realizzata con 150 contributi video inviati dai miei followers. Questo format mi ha permesso di unire l’aspetto autorale alla simpatia della cover, perché pur mantenendo la melodia, è come scrivere da zero. E ha funzionato: in un anno sono passato da 4mila a 200mila iscritti su YouTube.
Ti sei spesso definito «cantautuber» come cantante, autore e youtuber. La condivisione sui social è parte integrante della tua arte?
In Italia abbiamo un po’ di pregiudizi verso chi lavora sul web e verso i mestieri cross-mediali. Ho sempre cercato di portare avanti le due strade parallelamente, entrambe in maniera professionale. Sono due facce del mio lavoro e, per quanto la mia passione si ala musica, amo anche la comunicazione, che mi permette di giocare sperimentare e di essere indipendente. Nel 2021 però ho iniziato gradualmente ad abbandonare questi format social, perché sentivo il bisogno di tornare a scrivere e ad affinare il mio stile anche nella produzione e negli arrangiamenti. La dimensione dal vivo mi è mancata molto, ma questo periodo di stop mi è servito per riprogettare anche la parte live della mia musica, per creare e trovare le situazioni giuste.
Qual è stata la canzone della svolta?
Il primo singolo in cui mi sono accorto che il mio stile era cambiato e cresciuto è stato “Gesso”, uscito nel 2022. Ho cambiato modo di cantare, nuove immagini, un nuovo punto di partenza. Poi ho ricominciato a scrivere e arrangiare tantissimo e nel 2023 sono uscite “Ascensori”, “Tappeto Elastico” e “Animale”. Nel 2024, invece, sto facendo uscire un singolo al mese.
Questi brani hanno personalità e ben definite, che non temono il confronto con generi anche molto diversi tra loro. Confluiranno poi in un album unico?
Sì, alla fine dell’anno saranno raccolte tutte in un album compilation. Ogni brano è indipendente, perché raccoglie sensazioni e storie diverse. Anche la musica segue un po’ questo flow libero, non ho voluto dare un filo conduttore perché le cose che racconto sono troppo diverse e ognuna merita uno stile unico. Poi a me piace tanta musica diversa, quindi non riesco a scrivere solo ballate o solo pezzi intimi. Ci sono, come “Cara mamma”, “Aeroplani origami” o “Casa su maps”, ma ci sono anche quelli con ritmi latini, come “Serata Magica” e “Para no perderme” o più blues, o più rock e ritmati, come “Smile!”. In tutte, però, si riconosce inevitabilmente il mio stile, soprattutto nell’uso della voce e degli arrangiamenti.
Com’è andato finora il Serata Magica Tour? Prossime date?
Ho iniziato con tre date sold-out, una ad Asti e due a Vicenza. Ero emozionatissimo perché erano i primi veri live dalla pandemia. Le sensazioni sul palco sono state stupende, più di 650 persone che sapevano a memoria i miei testi, hanno portato cartelloni, ballavano le coreografie. Non mi aspettavo tutto questo seguito, con gente arrivata anche dal resto del Piemonte, o da Liguria e Toscana, addirittura qualcuno dalla Sicilia. In autunno il tour continuerà con le date di Torino, Milano, Roma e spero anche Firenze. Intanto, giovedì sera mi esibirò sul palco del Gulla, con una sorta di spin-off del concerto organizzato per la serata di beneficenza al Fregoli.
Il torneo è nato nel 2008 e dal 2018, col ricavato dell’evento si realizzano progetti di riqualificazione delle scuole pubbliche, quest’anno toccherà al cortile della scuola elementare Baussano.
Elena Fassio