Si chiude oggi, venerdì 20 maggio, la mostra dedicata ad una nuova Beata, la milanese Armida Barelli, la cui proclamazione, a conclusione di un lungo cammino iniziato il 17 luglio 1970, è avvenuta lo scorso 30 aprile nel Duomo di Milano presenti 1800 persone. Il 20 febbraio 2021 c’era stato infatti il riconoscimento del miracolo avvenuto per sua intercessione, la guarigione completa e duratura di una donna, allora sessantacinquenne, Alice Maggini di Prato, investita il 5 maggio 1989 da un camion mentre era in bicicletta e ridotta in fin di vita. La nipote, aderente di AC, iniziò a pregare Armida, Venerabile dal 2007. Dieci giorni dopo la donna si riprese perfettamente morendo poi solo ultranovantenne pochi anni fa. Intento dell’esposizione, montata al primo piano dell’Astiss “Rita Levi-Montalcini”, promossa dall’AC di Asti, dall’Università Cattolica del Sacro Cuore – Istituto Toniolo in collaborazione con l’Ufficio Diocesano di Pastorale Universitaria e il Polo Universitario della nostra città, è di far conoscere in modo originale, accattivante, alternando foto d’epoca a colorati disegni, in sedici pannelli fronte retro, la vita e il grande impegno, nella società oltre che nella Chiesa, della Barelli. Partendo dalle tavole della graphic novel “Armida Barelli. Nulla sarebbe stato possibile senza di lei”, ideata e curata da Tiziana Ferrario, sceneggiature e illustrazioni di Giancarlo Ascari e Pia Valentinis, con la consulenza storica di Aldo Carera ed Ernesto Preziosi, sono state realizzati i succitati pannelli della mostra che, inaugurata a Milano, città natale di Armida, sta facendo tappa in molte località. Eccola ritratta da giovinetta in collegio in Svizzera, dalle Suore della Santa Croce, dove nasce la sua devozione al Sacro Cuore. A 24 anni, morto il padre, deve portare avanti il commercio di stampe antiche. A 28 avviene l’incontro determinante con il francescano Agostino Gemelli mentre si avvicinano per Armida gli anni fecondi delle “creazioni”. A 36 anni dà vita, su incarico del Beato Cardinal Ferrari, alla GF (Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica), l’anno dopo ad una nuova forma di consacrazione laicale, l’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo, mentre il 7 dicembre 1921, unica donna, è co-fondatrice con Padre Gemelli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di cui sarà per sempre la “cassiera”. L’Ateneo parte con Filosofia e Scienze Sociali e 107 iscritti. Per sostenere il grandioso progetto, su consiglio dell’arcivescovo di Milano, il cardinale Achille Ratti, prossimo papa Pio XI, fonda la “Società degli Amici dell’Università Cattolica” mentre nel 1924 nasce la “Giornata per Università Cattolica” giunta il 1° maggio 2022 al 98° appuntamento. Non mancano i contrasti con il Partito Fascista ma Armida resiste. Nel 1923 scriveva alle donne: “Avanti insieme per Gesù nella bella, grande famiglia cristiana, tutte insieme, professoresse e analfabete, aristocratiche e contadine, studentesse e operaie, maestre e impiegate, casalinghe e artigiane”.
La sua vicenda esistenziale è fede vissuta e rapporto con la Chiesa fatto di corresponsabilità e di obbedienza, in particolare con i tre Pontefici che si succedono, Benedetto XV, che le affida il primo mandato, Pio XI, che per anni ne sostiene lo sforzo organizzativo, e Pio XII che la designa nel ’46 Vicepresidente Generale dell’AC per le Associazioni Femminili. E con la sua opera Armida contribuisce in maniera decisiva al processo di integrazione tra Nord e Sud, alla promozione delle giovani donne cristiane nella prima metà del Novecento, alla loro partecipazione al voto, (otto del GF verranno elette nel primo Parlamento Repubblicano), estendendo la sua azione anche in campo internazionale (vedi la comunità di suore terziarie francescane inviate in Cina). Un lavoro intenso che coniuga fiducia in Dio e concreta efficienza organizzativa. Nel 1940 il GF conta 1.400.000 socie, il 15/16 agosto del ‘43 le bombe alleate provocano danni rilevanti ma tre mesi dopo gli uffici dell’Università riaprono mentre i corsi riprendono a gennaio ’44. “Gli ostacoli esistono per essere affrontati, dice, e i confini per essere superati”. La sua vita è una testimonianza profetica: “Lavorate senza posa: amate, amate, amate”. Nel ’48 Armida, che è chiamata “Sorella Maggiore”, festeggia a Roma il 30° del GF con ben 100.000 iscritte. Ma un anno dopo la sclerosi bulbare le toglie la parola. Scrive: “Accetto la morte, quella qualsiasi che il Signore vorrà, in piena adesione al volere divino”. Muore, a soli 69 anni, dopo tre anni di sofferenze, nell’agosto del 1952. Dal ‘53 riposa a Milano nella cripta della cappella della “sua” Università.
Patrizia Porcellana