Domenica sera sul palco di AstiMusica salirà, assieme ad Alice, il cantante e musicista Andrea Chimenti. Dal 1983 al 1989 Chimenti è il cantante dei Moda, uno dei gruppi capostipiti del rock italiano con Litfiba e Diaframma. Tre sono gli album realizzati con questo gruppo all’interno dell’etichetta I.R.A. Si cimenta come attore nel teatro e compone diverse musiche, oltre a diversi dischi negli ultimi 20 anni. Il nuovo album è Tempesta di fiori.
Quasi trent’anni di carriera e un nuovo album, Tempesta di fiori, appena uscito. Cosa è cambiato nella sua musica dagli anni ’80 ad oggi?
Credo che in un percorso artistico siano necessari i cambiamenti attraversando fasi diverse. In realtà la musica coincide con la vita e rispecchia periodi differenti del nostro vivere. Non sono un buon artigiano della canzone, preferisco sempre che questa coincida con me stesso e le mie trasformazioni. Dal Rock dei miei esordi con i Moda, sono passato attraverso la musica d’autore, la ricerca, il connubio con la poesia di Ungaretti e Pessoa, ho lavorato su testi come il Qohelet e il Cantico dei Cantici, ho composto colonne sonore per il cinema e il teatro, sonorizzazioni di mostre, installazioni…tutto è concorso a costruirmi, creando sempre nuovi stimoli.
Come descrive il suo album e in senso più generale la sua musica?
Durante tutto questo percorso ho sempre cercato di alleggerirmi e rendere più essenziale la mia scrittura. Non sempre ci sono riuscito, ma credo che Tempesta di Fiori sia un ritorno a delle sonorità rock prive di ampollosità, molto dirette e semplici. Anche nei testi ho cercato di essere asciutto e di parlare con maggiore semplicità. Sento il bisogno di leggerezza e di abbandonare ogni zavorra per lasciarmi andare.
Il suo nuovo lavoro arriva dopo 5 anni da “Vietato Morire”. Come mai un silenzio discografico così lungo?
Per me è abbastanza normale far passare un po’ di tempo tra un disco e l’altro. Come ti dicevo prima, non sono un artigiano della canzone e scrivo solo quando ho qualcosa da dire. Il tempo è necessario per accumulare nuove esperienze e tradurle in parole e musica. Sono un ruminante e ho bisogno di macerare dentro di me con lentezza ogni momento e situazione. Il tempo può essere un buon alleato se vissuto senza troppe aspettative, concede il suo frutto al momento giusto.
Cantante, ma anche compositore, attore (è comparso nel film Sono pazzo di Iris Blond), scrittore (un suo racconto fa parte della raccolta Voci di fiumi) e artista. Quale di queste vocazioni prevale?
Sicuramente la musica è la vocazione per me più importante, è quella che mi dà maggiori emozioni. E quando parlo di musica parlo in particolare della “canzone” che oltre alle note racchiude anche la parola. Scrivere è per me importante e non è escluso che in futuro pubblichi qualcos’altro…mi dà una grande sensazione di libertà uscire dal ritmo, la metrica e lunghezza di una canzone e straripare fuori, libero come un fiume in piena che oltrepassa i suoi argini…ogni tanto è naturale che accada.
Numerose le sue collaborazioni con artisti di fama nazionale e internazionale. Cosa porta con sé di queste esperienze?
Sono state tutte importanti, in particolare quelle dove, oltre ad un incontro tra musicisti, si è verificato un incontro umano. Sono quelle indelebili che rimangono nel cuore per sempre e che hanno aggiunto qualcosa alla mia musica e alla mia vita.
Che impronta hanno lasciato i Moda nella musica italiana?
Non ho dubbi che i Moda abbiano lasciato una notevole impronta che scorgo in tanti autori e gruppi di oggi. Insieme a Litfiba , Diaframma e altri, abbiamo costruito la musica che sarebbe seguita negli anni ’90, in un periodo dove spuntavano le prime etichette indipendenti, i primi circuiti musicali, dove tutto era da inventare. È stata una dura battaglia combattuta su quell’onda della New Wave che in Italia si tradusse con “La Nuova Musica Italiana Cantata in Italiano”.