Dopo l’anteprima ironica con Silvano Bertaina e il suo “Come eliminare un collega di lavoro… e perché”, la rassegna “I mesi del giallo” sabato 3 ottobre inaugurerà la sezione “Giustizia NON è fatta” con il magistrato Giovanni Spinosa. Presidente del tribunale a Teramo, l’ospite presenterà il suo libro “L’Italia della Uno Bianca” (Chiarelettere”), alle 21 con ingresso libero, alla Casa del popolo. Con lui converserà l’avvocato Maurizio La Matina, tra i moderatori fissi della rassegna ideata dall’Associazione culturale Comunica e organizzata, tra gli altri, da Israt e Polo Universitario Asti Studi Superiori. Spinosa, che è stato titolare dell’indagine sui crimini della Uno bianca e ha tra l’altro svolto le prime indagini sulle associazioni mafiose legate ai corleonesi insediatesi in Romagna a partire dal 1984, ricostruisce gli eccidi perpetrati dai criminali in divisa della Uno bianca, i fratelli Savi, che si susseguirono tra il 1987 e il 1994: una lunga scia di sangue (82 delitti, 23 morti, centinaia di feriti) e un bottino di quasi due miliardi di lire, una tragedia che sembrava dovesse rimanere avvolta nel mistero. Non solo una storia criminale, afferma il magistrato nel suo libro, ma politica, che vale la pena di ricostruire per capirne le vere ragioni. A parlare e ricomporre tutta la vicenda, degna di un film trash (ma il dolore delle famiglie delle vittime è ben reale), è il pm che ha iniziato le indagini sfociate nei processi che hanno visto condannare i colpevoli, rinunciando però a chiarire i moventi dei fatti. Concatenati l’uno all’altro, essi portano a una sola verità: l’azione criminale dei fratelli Savi è stata eterodiretta, troppe armi, troppe munizioni, troppo sangue. A volte per un bottino di poche lire. Allora chi li proteggeva e perché? Spinosa documenta le voragini investigative, le bugie, i depistaggi operati dai Savi soprattutto in relazione ai rapporti che essi ebbero con la criminalità organizzata, cioè con la mafia catanese, con la camorra cutoliana (che trattò con lo Stato per la liberazione di Ciro Cirillo) e casalese. E ricostruisce i numerosissimi interventi della Falange Armata, la misteriosa sigla che dal 1990 al 1995 segna ogni strage mafiosa e molti episodi misteriosi di quegli anni. Alla fine i nodi – che i processi non hanno voluto chiarire – vengono al pettine: l’arresto dei Savi è l’atto conclusivo di una strategia stragista di destabilizzazione di Cosa nostra e dei suoi referenti che finora nessuno aveva fatto emergere. Ce n’è abbastanza per riaprire un caso chiuso troppo in fretta. Durante la serata sarà possibile acquistare il libro.