Una riflessione sul mondo giovanile, per avvicinare i ragazzi alla vita della Chiesa e valorizzare al meglio il loro apporto. Un’ottima intenzione sulla cui realizzabilità pratica il mondo diocesano di Asti si interroga ormai dall’assemblea del settembre 2011 e che, nel convegno di oggi dal titolo “Alzati e cammina 2”, che si terrà a partire dalle 9 nel Salone dell’Opera Pia Milliavacca (via Milliavacca 9), tornerà ad essere centrale. Intanto, nell’epoca di internet e dell’email, il confronto su questo tema sta circolando tra chi ha dato la propria adesione a una mailing list: a organizzare i lavori è don Dino Barberis, 47 anni, parroco di San Domenico Savio, ordinato sacerdote nel 2000, a cui abbiamo fatto qualche domanda per comprendere meglio l’iniziativa. Cosa ci si può aspettare dal convegno di sabato? “Il convegno prosegue un cammino che la Chiesa di Asti sta facendo dallo scorso settembre per conoscere meglio il mondo giovanile e provare a delineare nuovi modi per rapportarsi ai giovani. Dopo quell’assemblea, che era stata più di analisi, il convegno di sabato intende passare sul piano operativo e prendere spunto da esperienze già in atto in altre chiese del Piemonte”. Quali saranno i contenuti e i relatori? “Il programma è il seguente: dopo il saluto del Vescovo e l’introduzione, ci saranno due testimonianze: don Alberto Martelli, delegato di pastorale giovanile dei Salesiani di Piemonte, Valle d’Aosta e Lituania che illustrerà la possibilità di un’organizzazione della parrocchia in modo che ruoti intorno ai giovani; Don Angelo Zucchi, parroco a Torino, legato a Comunione e Liberazione con un intervento intitolato “Una vita con i giovani: che cosa ho capito”. Segue una tavola rotonda di esperienze: l’équipe dell’oratorio di Orbassano presenterà il progetto di un oratorio aperto per i giovani più grandi; Cristiano Cavaciuti, della parrocchia di Valperga, presenterà la propria realtà Caritas parrocchiale gestita da giovani; don Flavio Costa di Alba illustrerà il progetto di un ritrovo per i giovani sotto la chiesa (l’Underking della parrocchia Cristo Re). Infine Andrea Calabrese (cooperativa Et) interverrà su “Cosa cambia quando la pastorale giovanile si fa in paesi piccoli”. E don Dino che rapporto ha con i suoi giovani parrocchiani? E cosa, da giovane, ti ha fatto avvicinare alla Chiesa? “Ho lavorato con i giovani prima nella mia parrocchia d’origine, a San Damiano, poi all’interno dello scoutismo e all’interno della GioC (Gioventù Operaia Cristiana). Questo mi ha abituato ad avere sempre un occhio di riguardo per loro, anche se ora non sono più giovane. Personalmente mi sembra di condividere con lo spirito giovanile l’insofferenza per le cose imposte, per le tradizioni religiose solo formali e il gusto di cercare strade nuove. In particolare mi sono avvicinato alla Chiesa per due cose opposte: la convinzione teorica che la fede sia la risposta più ragionevole alle questioni della vita e la simpatia e vicinanza per le persone di ambiente popolare, che non hanno molti strumenti culturali ma la cui fede è spesso massiccia”. MN