Ieri, domenica 13 gennaio, il vescovo di Asti monsignor Marco Prastaro, con il vicario, don Marco Andina, don Antonio Delmastro, parroco dei Ss. Cosma e Damiano in San Damiano d’Asti, condirettore dell’Ufficio Diocesano pastorale familiare, hanno visitato le strutture della Cooperativa Arborvitae e dell’Associazione Albero della Vita.
Il vescovo con estrema semplicità ha incontrato alcuni richiedenti asilo, ha scherzato con i bambini, parlato con gli ospiti di Casa Bosticco (una delle prime opere segno dei Progetti otto per mille della Caritas nazionale,) trovando parole, carezze e sorrisi per tutti.
Un momento particolarmente emozionante per operatori e collaboratori l’incontro con Saddek che a causa delle torture subite in Sudan (e arrivato chissà come dalla Libia) non parla e faticosamente, grazie al lavoro di tutti, sta imparando ad avere una minima cura di sé. Saddek è seguito dalla Cooperativa con un progetto “a oltranza”, per lui è stata accolta la richiesta di asilo politico per motivi umanitari e nella sede della Cooperativa di San Damiano (ex fabbrica Ipa) ha trovato casa e affetto.
“Sono impressionato dal fatto che persone con tanti problemi, sono serene, inserite in un contesto, che dà senso e speranza alla loro vita, trovo che sia una cosa bella. Il mondo dovrebbe essere così”, ha detto il vescovo che ha tenuto anche un momento di preghiera a Casa Bosticco con canti e leggerezza condivisa dai tantissimi partecipanti. Ospiti, operatori, amici, ospiti dei Cenacoli; per tutti il vescovo ha trovato parole, svelando anche un tratto ironico e divertente della sua personalità
“Per noi – ha spiegato il presidente di Arborvitae Marco Burdese – è importante sentirci legati alla nostra Chiesa da cui siamo nati, dove abbiamo tratto motivazioni e ispirazione. In questo momento di confusione valoriale e caos sociale sentiamo particolarmente il bisogno di essere consigliati dal nostro pastore”.
“Asti è una città accogliente – continua il vescovo Prastaro – piena di vita e iniziative, anche la piccola realtà ha un gruppo di volontariato che opera per gli altri. Dalla mia esperienza in Africa ho capito che nei problemi bisogna capirli, entrare nella pelle degli altri. Mai giudicare dall’esterno. Le storie vanno conosciute per lavorare senza “dottoreggiare”. E sul decreto sicurezza “l’esperienza di queste persone è catena di sfruttamento il loro Paese è stato sfruttato, sono scappati per cercare una vita nuova e sono stati sfruttati in viaggio, non tutti sono stati così virtuosi come vedo qui. Molti sono finiti in mano alla malavita. Ora i politici li sfruttano per altri fini. Finché non si esce da questa catena e non ci rivolgiamo alla compassione non andremo da nessuna parte. Siamo cristiani, se non mettiamo dentro di noi la capacità di sentire i problemi degli altri non arriveremo mai ad una soluzione. Certe rigidità fanno saltare la capacità di comprensione, occorre tornare agli atteggiamenti della cultura cristiana tipici degli italiani, ricchi di slanci, accoglienti, capaci di generosità, compassione. Quando non c’è questo io mi vergogno di essere italiano”.
Il bel momento si è concluso con la donazione al vescovo e al vicario della maglietta dei volontari della festa che si tiene il secondo week end di luglio, proprio a Casa Bosticco con il contributo dell’associazione.