Oggi prima giornata per i giovani al santuario di Lourdes. Nella mattinata hanno vissuto dopo un primo momento di preghiera internazionale, il primo incontro di formazione con l’hospitalité. In questo incontro si è ripercorsa la storia dell’associazione e cosa voglia dire fare servizio come ospitaliere.

In un secondo momento i ragazzi, guidati dal diacono Carlo Cavalla, hanno iniziato a ripercorrere la storia di Bernadette, visitando i luoghi in cui, lei stessa, ha vissuto.
Nel far questo hanno provato ad entrare nel contesto dell’epoca conoscendo la famiglia di Bernardette, prendendo coscienza di come fosse Lourdes a quel tempo e cosa fosse la grotta di Massabielle.

Tante sono state le suggestioni ricevute che hanno parlato alla vita dei giovani; su queste si soffermeranno anche nei prossimi giorni portandole all’interno servizio vissuto al santuario.
Raccogliamo quindi alcune brevi testimonianze dei giovani sui momenti più significativi.

“Visitare i posti in cui ha vissuto Santa Bernadette ci ha reso ancora più protagonisti della sua vita e della storia del Santuario in cui siamo. Una ragazza giovane, analfabeta e povera che diventa lo strumento particolare di Dio: questo mi ha dato tanta forza, confidare in un Padre che va oltre le nostre piccolezze.”
Giorgia Taurisani

“Mi ha colpito molto l’immagine con cui Bernadette parlava di sè, rispetto alla Madonna: si definiva infatti come una scopa. La Vergine l’ha usata come strumento per arrivare agli uomini e per portarli a suo Figlio, per poi accantonarla una volta terminato il suo servizio. Mi colpisce molto quest’ottica di essere strumento per l’altro e, allo stesso tempo, la gratuità nel non voler attirare a sè, ma di rimandare sempre al Signore, sapendo farsi da parte”.
Giacomo Andina

“Nel pomeriggio abbiamo avuto l’occasione di fare la prima esperienza di servizio. Nel primo ospedale costruito a Lourdes ci siamo messi a disposizione per preparare le stanze e gli ambienti per l’accoglienza dei malati arrivati poco dopo, conoscendo altri volontari ed entrando nel contesto della cura per il prossimo accanto a noi.”
Andrea Avertano