Il commento alla parola di domenica 10 luglio 2022 a cura di Suor Anna Maria del Monastero Cottolenghino “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”
Il Vangelo di questa domenica ci regala la bellissima pagina del Buon Samaritano, che è preceduta dall’ardita domanda di un dottore della legge. Penso sia stato molto bello che, quel giorno, quell’uomo abbia voluto giustificarsi, domandando a Gesù del suo prossimo. Questo gli ha permesso di regalarci la splendida parabola.
Innanzitutto, fa sempre bene, e l’estate forse ce ne può offrire qualche occasione propizia, fermarsi a riflettere sulla vita eterna. Ma dalla prospettiva giusta: non di cose che dobbiamo fare per meritarcela, ma di apertura di cuore e di fede per accoglierla come dono da parte di Dio. Il nostro uomo vecchio, infatti, punterà sempre a conquistare, dal di fuori, ogni cosa, mentre l’uomo nuovo, che abbiamo rivestito nel Battesimo in Cristo, scopre di essere già immerso in un fiume di grazia, di aver già ricevuto tutto dal dono che Cristo ha fatto di sé, e di questo fa continuamente memoria grata.
Qualche tempo fa, ho sentito un’immagine molto bella a proposito dell’escatologia, cioè delle cose ultime, cui in qualche modo il dottore della legge allude facendo la domanda a Gesù. Potremmo paragonare – si diceva – ciò che ci attende dopo questa vita a due fidanzati, dei quali lui dice: Basta! Ma non perché è finito l’amore tra noi, ma perché adesso io vado a preparare la casa nella quale abiteremo per sempre, saremo sempre insieme. Non dovrai più aspettarmi al mattino che arrivi da te per prendere insieme il caffè, ma saremo sempre insieme. Gesù, in fondo, con la sua Ascensione al cielo dopo la Pasqua, ha fatto così, è andato a prepararci un posto: ce lo ha promesso, e la vita eterna sarà rimanere sempre con il Signore!
La parabola del buon samaritano è stata anche ampiamente approfondita da Papa Francesco nella sua recente enciclica Fratelli tutti. Il Papa si appella, in qualche modo, a questa parabola per risvegliare qualcosa nel cuore dell’uomo contemporaneo, soprattutto dell’uomo religioso. Scrive: “In quelli che passano a distanza c’è un particolare che non possiamo ignorare: erano persone religiose. Di più, si dedicavano a dare culto a Dio: un sacerdote e un levita. Questo è degno di speciale nota: indica che il fatto di credere in Dio e di adorarlo non garantisce di vivere come a Dio piace. … Il paradosso è che, a volte, coloro che dicono di non credere possono vivere la volontà di Dio meglio dei credenti”. Lasciamoci scuotere e mettere in crisi da queste parole, per risvegliare in noi l’attesa del ritorno del Signore.
Lui lo ha promesso: al mio ritorno ti pagherò … E il Signore è di parola! .
LETTURE: Dt 30,10-14; Sal 18; Col 1,15-20; Lc 10,25-37