Il commento alla parola di sabato 16 aprile 2022 (Vangelo della Veglia di Pasqua) a cura di Suor Maria Chiara del Monastero Cottolenghino “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”
Questa domenica di Pasqua vorrei fare un piccolo elogio alle donne che il primo giorno della settimana di circa 2000 anni fa, sono andate al sepolcro di una persona speciale che era morta crocifissa tre giorni prima, durante una sorta di sommossa.
Le troviamo ai piedi della croce di Gesù: “C’erano anche alcune donne, che stavano ad osservare da lontano, tra le quali Maria di Màgdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, che lo seguivano e servivano quando era ancora in Galilea, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme” (Mc 15,40-41). Nel brano che ci presenta S. Luca, le troviamo al mattino presto che si recano al sepolcro portando con sé gli aromi che avevano preparato. Esse sono chiamate “le mirofore”. Per i Padri della Chiesa simboleggiano la Chiesa-sposa alla ricerca del suo sposo.
Queste donne trovano la pietra già rimossa e non trovano il corpo del Signore. I due uomini, in abito sfolgorante, annunciano che Gesù è risorto. Ed “esse si ricordarono delle sue parole” e tornate annunciarono agli Undici l’evento meraviglioso, ma agli apostoli quelle parole parvero un vaneggiamento.
Ciò che gli apostoli non capiscono, le donne intuiscono. La presenza delle Mirofore nel racconto della resurrezione evoca il profumo del giardino, del paradiso terrestre. Con la risurrezione di Gesù questo profumo è ritrovato. Le porte del giardino sono di nuovo aperte. L’albero della vita ha portato il suo frutto. Nella tradizione ebraica e cristiana la vocazione di ogni donna è quella di essere una mirofora. Farsi mirofora è scoprire la via nuova che parte dal Sepolcro ed accogliere la vocazione di farsi apostola degli apostoli: fu privilegio di una donna di essere la prima testimone della Risurrezione (cfr. F. Manns).
“Quando un flacone contenente olio profumato è chiuso e sigillato non ne esce alcun profumo. Ma quando viene aperto il suo profumo si diffonde e penetra ovunque, vicino e lontano. Così del Verbo che è nel seno del Padre. Finché non fu uscito non poteva dar gioia a nessuno, ma quando il Padre emise il suo soffio e il suo profumo, il Verbo diffuse dovunque la gioia. Il flacone della gioia è stato aperto: cioè la bocca del Padre. Egli fa uscire dal cielo il suo profumo che discende e riempie l’universo. La lode dei profeti ne fu riempita, i giusti ne furono impregnati, se ne impossessarono come di un tesoro raccolto nei loro cuori perché il mondo intero si lasciasse penetrare da questo profumo” (Ippolito romano).
Il profumo dei profumi è certamente Nostro Signore Gesù Cristo che in questa notte contempliamo il Risorto, il Vivente. Lui è colui che riempie di profumo la nostra esistenza e riesce a cambiare le nostre titubanze e incertezze in sicurezze di fede. Facciamo come Pietro, corriamo al sepolcro, ma arrivati là lasciamoci inebriare dal profumo delle tante sorelle e dei fratelli che ci precedono e ci accompagnano in questo cammino di Chiesa dietro al Signore Risorto e portiamo nel mondo il buon odore di Cristo con la nostra vita.
LETTURE: Lc 24,1-12