Il commento alla Parola di domenica 21 aprile 2019 (Domenica di Risurrezione) a cura di padre Gerardo Bouzada.
Oggi viviamo con frenesia e superficialità. Si evitano le domande e si pensa ad avere successo. L’esistenza è frantumata. Si vive delle mode che cambiano. Da quale stimolo può iniziare la scintilla che possa portare a cercare risposte? Come passare dalle convenzioni alla convinzione?
Vivi le tue domande
Le domande del cuore sono parole di Dio. Le parole sono degli uomini ma le domande vengono d’altrove. Gesù quando ci invita a essere chicco di grano che muore per avere la vita, ci invita a venerare tutte le cose positive che sono in noi. La fede non può essere centrata sul paradigma del peccato ma su quello della felicità. L’esame della propria vita è guardare sul positivo e coltivarlo.
Chi sono io per Dio?
Io non sono i miei difetti. Io sono sostenuto da un Dio vivo non da un Dio cadaverico. Io sono il buon frutto possibile, il domani, quello che verrà. Io non coincido con i miei difetti. Io cammino chiamato dal domani.
Gesù con la sua risurrezione riapre le porte dell’Eden: Il giardino non è nel passato ma nel futuro. Quando Dio ci mette nel giardino ci offre le migliori delle possibilità: Potete. Noi possiamo. E’ Il senso della vita e della potenzialità.
Vivere ed esplorazione sul sentiero del possibile
Il serpente usa il non dovete. Lui ci dice che la Vita è una trappola di divieti. Gesù dice sì alla vita. Satana dice no alla vita. L’uomo è figlio di addizione non di sottrazione. C’è un decreto di libertà dove i divieti sono secondari. Nell’eden Dio dice che puoi mangiare di tutti gli alberi tranne uno, la proporzione è mille a uno. L’asse portante della fede è il dono, non il comandamento. Il paradigma non è il peccato ma la pienezza. Noi apparteniamo ad un sistema aperto, non chiuso dove quasi tutto è obbligo o proibito. Noi possiamo. “La vita non è un raccogliere e arrivare ma un salpare ogni giorno e coltivare in ogni stagione”.
Dice Rilke: “L’amore vero è ciò che ti porta a diventare il meglio dello che puoi diventare”. Tu non sei al mondo come un esecutore di ordini ma come un inventore di strade. La nostra vita non avanza per ordini e divieti ma per una passione per attrazione. C’è qualcuno che ti attira e ti seduce mosso dalla bellezza. La vita di Cristo è bella. Io cammino perché conquistato dalla bellezza di Cristo.
Tu perché ti appassioni?
Kierkegaard diceva: La fede è la infinita passione per l’esistenza. La fede non è fatta per uomini e donne spente. Gli spenti di passione saranno eunuchi ma non santi. La santità è una passione convertita.
Chi sono io?
Sono quello che penso? Ciò che penso spesso cambia. Sono quello che voglio? Spesso faccio quello che non voglio. Sono quello che sento? So amare, odiare, fregarmene, usare le persone. Io ho un io più profondo. Il cuore: Dove tu pensi, decidi, ricordi, illumini, discerni, luogo di continue nascite, luogo dell’alleanza. Dove convergono tutte le facoltà. San Bernardo diceva: la sorgente di te stesso.
Come arrivare al cuore?
Gesù domanda alla Maddalena: cosa cerchi? Io so di essere uomo di ricerca. Cosa ti manca? Denaro, successo, amicizia, sesso. Beati voi che avete fame e sete di giustizia. Non è la società quella che muove la vita ma il desiderio di qualcosa che manca. Gesù non chiede immolazione, dovere, sforzo, rinuncia, sacrificio, ti chiede di entrare nel cuore.
Che cosa ti attira o appassiona?
Ciò che desideri per te e ciò che darai agli altri. Tutti vogliamo essere liberi di maschere e di paure. Non nascondere le tue debolezze ma costruisci sopra. In architettura la forma più debole è la metà di un arco di mezzo punto. Ma unendola ad altra metà diventa la più forte. Unire tua fragilità ad altra ci rende capace di sostenere. Invece i forti cercano di dominare. Grazie alla risurrezione di Cristo, il peggio che hai può diventare il meglio che avrai.
Cosa ti dà gioia immensa? Sei contento oggi? Cosa ti fa felice? Ciò che fa cambiare strada e la promessa di più gioia.
LETTURE: At 10, 34. 37-43; Sal. 117; Col 3, 1-4; Gv 20, 1-9