Il commento al Vangelo di domenica 26 gennaio (Lc 1,1- 4;, 14-21) a cura di Martina Collura

Meditando il Vangelo di oggi possiamo immaginarci di essere anche noi a Nàzaret. Ci siamo messi in moto di sabato mattina per raggiungere la sinagoga: quali sono i luoghi e le relazioni dove abitualmente incontriamo il Signore, dove anche Lui ci raggiunge secondo il suo solito e che custodiscono una relazione con Lui a cui possiamo tornare? Questa mattina Gesù legge il rotolo di Isaia e ad un certo punto quelle parole risuonano vive, si stanno realizzando in Lui e ci raggiungono: oggi, nella nostra vita, nelle nostre zone d’ombra, nelle nostre paure, nelle nostre fatiche, Gesù ci dice che è venuto e che viene per riportarci alla vita, ridarci la vista, donarci grazia e gioia. Questo annuncio si compie nella nostra vita oggi e ogni giorno, con lo stesso Amore di sempre. Con fiducia e con speranza, ascoltiamo dal Signore che Lui può e che lo farà: che i ciechi torneranno a vedere, gli oppressi saranno liberi e sarà proclamato l’anno di grazia, nelle situazioni che ci vengono in mente, per noi e per le persone che ci stanno accanto. Oggi alla sinagoga facciamo un incontro che ci parla nuovamente, e quando incontriamo il Signore o siamo testimoni con meraviglia delle storie di chi si lascia toccare la vita da Lui, desideriamo raccontarlo con dolcezza e con generosità, come l’evangelista Luca, che con meticolosità ha deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per noi.