Il commento alla Parola di domenica 7 marzo (III domenica di Quaresima) a cura di Maria Chiara (novizia) del Monastero Cottolenghino di Pralormo.
In questa terza domenica di Quaresima leggiamo un episodio forte, dal Vangelo di Giovanni. Un confratello monaco qualche mese fa ci ha fatto meditare molto su questo brano, insegnandoci che non si tratta di quella che siamo soliti chiamare “purificazione del tempio”. No, è molto di più. E’ un’occupazione violenta del Tempio, con sospensione del culto. Gesù rimuove il materiale necessario per il culto, per fare i sacrifici. Avendo cacciato fuori le pecore, le colombe, i bovini, gli stessi cambiavalute, quel giorno non è stato più possibile celebrare nessun sacrificio. Quel giorno, nemmeno la povera vedova che Gesù ha visto gettare due monete nel tesoro del Tempio, avrebbe potuto fare l’offerta. E’ un gesto pericoloso che compie Gesù: infatti i Giudei vanno a chiedergli che segno mostra per fare quelle cose!
Il Tempio è la casa del Padre suo, ma era diventato un luogo di mercato. Gesù vuole farci uscire dalla logica commerciale nel nostro rapporto con Dio, in cui tutti rischiamo di cadere. Non dobbiamo dare qualcosa a Dio per riceverne in cambio qualcosa, perché Dio non vuole prendere tutto di noi e avere solo Lui. Dio non è un padrone da temere. Dio vuole la comunione, vuole che noi entriamo in comunione con Lui. E’ questo ciò che desidera da noi: non l’offerta di tutto noi stessi come se fosse tutto Suo e niente più nostro, ma vivere come se tutto di me fosse Suo e mio insieme!
Per noi è stato davvero un grande dono ascoltare e fermarci a riflettere su queste cose, e per questo desideriamo condividerle con voi! Si apre davanti a noi un cammino splendido, un’opportunità grande: passare a un nuovo tipo di rapporto con Dio, per chi lo sta già vivendo, ma anche per chi ancora invece non lo vive o lo desidera da lontano, in maniera vaga. C’è qualcosa che Gesù ci garantisce con la sua stessa vita, non a parole ma con i fatti, esponendosi con tutto se stesso, rischiando la pelle: il Padre suo, quello nei cieli, è anche nostro Padre, e non desidera altro che la comunione con noi, con ciascuno di noi. Come sarebbe bello se questo divenisse realtà, ovvero vita, per noi. Se noi uscissimo da una relazione con Dio basata sulla paura, per cui pratichiamo la fede solo perché così pensiamo di “tenercelo buono”, o sullo scambio, per cui il nostro scopo è ottenere in cambio qualche bene da parte Sua, a un rapporto invece di comunione profonda, piena, in cui ci sia dato di respirare il suo Amore. Possiamo essere figli solo nel Figlio Gesù, che pur di introdurci in questo rapporto di Amore e ottenerci la salvezza non ha ricusato neppure la Passione e la morte di Croce. Non sono “cose” su cui ragionare, ma è un’esperienza in cui possiamo entrare solo per grazia.
Questa comunione può cominciare a farsi più intensa nell’ascolto quotidiano della Parola di Dio, che penetra fin nel più profondo di noi e ha il potere di cambiare la nostra vita. È l’augurio che ci facciamo a vicenda, in questo cammino verso la Pasqua del Signore!
LETTURE: Es 20,1-17; Sl 18; 1Cor 1,22-25; Gc 2,13-25