Il commento al Vangelo di domenica 30 marzo, quarta domenica di Quaresima (Lc 15,1-3) a cura di Luca Manzon
Quando ci si accosta a una Parola nota si corre il rischio di non lasciarsi interrogare. È invece prezioso in quelle occasioni ricordare quanto il Vangelo sia Parola sempre nuova, che rinnova. Forse proprio rinnovamento potrebbe essere la parola chiave di questo passo oggi. Incontriamo ancora una volta un figlio; un figlio che ad un certo punto della sua vita si chiede “ma io che ci faccio qui?”. Tuttavia al posto che condividere la paura e l’insicurezza con chi lo circonda, sceglie di fuggire. Come poi spesso capita quando ci si addentra da soli in situazioni sconosciute, ad un certo punto questo figlio si perde e a quel punto lo sconforto lo porta a ripercorrere a ritroso la strada da cui è arrivato. Non è questo il rinnovamento, questo è solo continuare a scappare. Il rinnovamento viene invece dal Padre. È il Padre che rivestendolo, non di un abito ma di una nuova dignità, ricorda a ognuno di noi quanto l’unico strumento per abbattere le barriere della paura sia l’amore. Incontriamo infine un fratello; un fratello che, impaurito dal rischio di poter fare anche lui la fine del disperso, sceglie l’immobilismo. Sceglie di non fare niente, di non rischiare, di non farsi domande, tutto questo solo per non rischiare di sbagliare. È ancora il Padre che, uscendo e facendosi prossimo, ricorda a ognuno di noi quanto l’unico strumento per abbattere le barriere della paura sia l’amore. Resta a noi completare questo Vangelo: ci lasceremo oggi rinnovare o resteremo immobili?