Il commento alla parola di domenica 23 gennaio 2022 a cura di Suor Maria Chiara del Monastero Cottolenghino “Adoratrici del Prez.mo Sangue di Gesù”
Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi» (Lc 4,21).
L’orecchio, questo sconosciuto! Oggi, nella terza Domenica del Tempo Ordinario, dedicata in modo speciale alla Parola di Dio, il nostro sguardo viene ricentrato su questo organo essenziale (anzi, vitale!) del corpo umano. Quanto lo diamo per scontato… Se ci pensiamo, privilegiamo di gran lunga appropriarci della realtà circostante attraverso gli occhi, perché con la vista possiamo illuderci di controllare e possedere tutto e subito: ne deriva tutta l’odierna industria dell’immagine, delle narrazioni cinematografiche, della pubblicità, degli slogan, della messaggistica istantanea, degli emoji… all’udito rimane la consolazione del sottofondo musicale, del quale spesso non ci accorgiamo.
Perché questa discriminazione? Perché se l’occhio può essere paragonato ad un’autostrada dalle corsie sgombre, l’orecchio assomiglia più a un sentiero di montagna. L’ascolto, infatti, richiede maggiore fatica, pazienza, esige il vuoto dell’accoglienza e momenti di riposo. Richiede di fermarsi e interiorizzare quello che si è udito, di ruminarlo, cioè di masticarlo in continuazione come fanno i bovini con il cibo, di riflettere con calma. Persino il silenzio necessita dell’ascolto per essere vissuto in pienezza, senza paura. L’orecchio è il vero canale della contemplazione, non l’occhio. Per questo motivo Dio ha scelto di consegnarci in dono la Sua Parola: non per usarla come fermacarte, ma per incontrarlo autenticamente, lasciandoci la libertà di accoglierlo o rifiutarlo. Se Lo vedessimo adesso, con i nostri occhi, nel Suo splendore, come quando Gesù si trasfigurò sul monte o apparve Risorto ai discepoli, saremmo forse liberi di desiderare l’incontro con Lui? No, anzi: o vorremmo esserne schiavi (mentre Lui ci vuole figli), oppure penseremmo di avere esaurito la conoscenza su di Lui e, come Lucifero, Lo rifiuteremmo.
Ricordiamo cosa scrive San Paolo: E se l’orecchio dicesse: «Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo», non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dove sarebbe l’udito? (1Cor 12,16). Passare dall’occhio all’orecchio è un esercizio impegnativo, ma i suoi frutti sono di una dolcezza senza pari. Partiamo dalle piccole attenzioni: per esempio, durante la proclamazione della Parola nella Santa Messa, anche se vien più istintivo sbirciare il foglietto o la borsa all’ultima moda della vicina di banco, proviamo a chiudere gli occhi e a pregare lo Spirito Santo, nostra guida alpina, perché ci conduca sul sentiero dell’ascolto. Abbandoniamoci a Lui perché, se saremo tutt’orecchi per la Parola di Dio, lo saremo anche per i fratelli e le sorelle che hanno bisogno di consolazione. Maria, Vergine del silenzio e Madre dell’ascolto, ci sia modello in questo cammino di conoscenza sempre più profonda del Signore che ci parla.
LETTURE: Ne 8,2-4.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4; 4,14-21