Il commento alla Parola di domenica 13 ottobre 2019 (XXVIII Domenica del Tempo Ordinario) a cura di padre Gerardo Bouzada.
Il miracolo della gratitudine
Un ragazzo vendeva dei prodotti porta a porta per pagare i suoi studi. Un giorno dopo una lunga giornata di lavoro, si trovò con le tasche e lo stomaco vuoto. Decise di chiedere cibo alla prossima casa a cui doveva bussare. Ma i suoi nervi lo tradirono quando vide una giovane ragazza che aprì la porta. Fu capace solo di chiedere un bicchiere d’acqua. La ragazza vide che sembrava affamato e invece di acqua gli portò un grande bicchiere di latte. Lui bevve il latte lentamente e poi domandò: «Quanto le devo, signorina?». «Niente rispose, mia mamma ci ha insegnato di non accettare niente per un’opera di carità». Quando il giovane tornò a casa si sentì ristabilito fisicamente e si rese anche conto che era cresciuta la sua fede in Dio e nella bontà degli uomini. Il giovane si chiamava Howard Kelly.
Anni dopo la ragazza si ammalò gravemente. I dottori vedendo che era una malattia strana la inviarono all’ospedale della capitale perché fosse vista dagli specialisti. Uno dei medici si interessò particolarmente del caso e fece la promessa di fare di tutto per salvarle la vita. Dopo una lunga lotta contro la malattia, alla fine vinse la battaglia. Il dottore chiese all’amministrazione dell’ospedale che inviassero la fattura alla giovane. La ragazza aveva molta paura perché il trattamento era stato molto costoso e non era sicura di aver i soldi per pagare, anzi avrebbe dovuto destinare tutti i soldi che avrebbe guadagnato nei prossimi 30 anni per saldare il debito. La ragazza fece un sospiro e aprì la busta. La fattura diceva: «Totalmente pagato tanti anni fa… con un bicchiere di latte. Howard Kelly»
Questa storia parla della bontà, generosità e gratitudine di questi giovani. Non sarebbe stato possibile il miracolo senza la gratitudine.
La virtù della gratitudine
La gratitudine non è solo un gesto formale di galateo e di buona educazione. Non è solo dire con le labbra grazie. La vera gratitudine è una virtù umana e cristiana bellissima, che nasce dal profondo del cuore. ‘E la risposta delle persone nobili ai benefici ricevuti, perché sanno che non meritano il servizio che gli hanno destinato. Sono convinti che se sono stati aiutati è per la bontà delle persone e non per i meriti di cui sentono bisogno. Per questo la gratitudine se è sincera ed autentica, sempre va accompagnata da umiltà e semplicità interiore, e solo si da nelle anime generose. Per questo è importante trovarsi con anime generose che sanno ringraziare. Qualcuno ha comparato la gratitudine come un fiore esotico che trovi nelle alte montagne.
Gesù rimasse sconcertato davanti alla ingratitudine degli uomini. Una persona orgogliosa e autosufficiente è incapace di gesti di riconoscenza. Di che cosa dobbiamo ringraziare? Il dono della creazione, la redenzione e la fede. Il dono dello Spirito Santo. Il dono della Chiesa e dei sacramenti. Il dono della nostra famiglia. Il dono della patria e del lavoro. Le qualità che abbiamo in ordine fisico, intellettuale, professionale. Ringraziare il sole che illumina, la luna e le stelle che ci proteggono di notte. La rugiada del mattino. E anche il gelo e la neve. Ringraziare la salute e la malattia. Per il cristiano la gratitudine è vitale, come l’aria per respirare. L’assenza di gratitudine fa diventare brutto il carattere. Rivela l’oscurità della mente e del cuore. La Chiesa dall’inizio è stata cosciente della gratitudine verso Dio. Per questo la chiesa chiamò la santa messa: Eucaristia, che vuole dire: rendere grazie, perché Gesù iniziò l’ultima cena ringraziando Dio, prima di spartire il pane e presentare il calice.
LETTURE: 2 Re 5, 14-17; Sal 97; 2 Tm 2, 8-13; Lc 17, 11-19