Animatori e operatori pastorali si sono riuniti giovedì 7 aprile alla Casa del Giovane insieme al vescovo Marco Prastaro e a Lucia Musso, referente diocesano del Servizio Regionale Tutela dei Minori, per riflettere sulle “buone prassi” da utilizzare nella custodia dei più piccoli e delle persone vulnerabili a cui sono rivolte le numerose attività della Chiesa, in particolare nelle parrocchie. La formazione continua degli operatori costituisce il primo livello di intervento per la prevenzione di condotte abusanti, una prevenzione remota al rischio dell’abuso che passa attraverso interventi formativi specifici ma anche mediante una formazione generale presente in tutti i settori delle attività parrocchiali.
Sul bisogno di formazione non mancano argomenti nelle fonti magisteriali circa l’esigenza generale di coltivare la formazione continua e l’aggiornamento. In modo più specifico però, sia alcuni riferimenti espliciti all’acquisizione di nuove competenze su queste tematiche, sia soprattutto alcuni dei contenuti più complessi delle fonti normative, mostrano in maniera significativa l’impossibilità di trascurare l’aspetto formativo al momento di affrontare la tutela dei minori e delle persone vulnerabili.
Nei documenti pontifici si riscontra una grande attenzione alla tutela dei minori (si indicano qui i più recenti la Cost. Ap. Praedicate Evangelium promulgata il 19 marzo 2022 all’art. 78 istituisce la Pontificia commissione per la Tutela dei Minori; la Cost. Ap. Pascite Gregem Dei del 23 maggio 2021 ha modificato il Libro VI del C.I.C. per fornire strumenti normativi più agili per lenire le ferite provocate dagli abusi; la Lettera Ap. Vos estis lux mundi del 7 maggio 2019 interamente dedicata alla Protezione dei Minori nella Chiesa; la Lett. Ap. Come una madre amorevole del 4 giugno 2016 per il compito di cura della Chiesa verso i minori), nonché la necessità di organizzare programmi di formazione adeguati agli operatori pastorali sui principali aspetti del problema. A livello di Chiesa italiana, nelle Linee Guida formulate dalla CEI e dalla Conferenza italiana dei Superiori Maggiori (Roma 24 giugno 2019), tra i principi indicati si annovera la “responsabilizzazione comunitaria e la formazione degli operatori pastorali”; l’aspetto più interessante di questo testo è il fatto di unire la questione della formazione all’obiettivo di favorire un “cambiamento culturale che metta al centro i più piccoli e vulnerabili” facendo leva sulla “corresponsabilità” che devono sentire efficacemente gli operatori pastorali rispetto alle scelte che la Chiesa di oggi sta compiendo rispetto della protezione e cura dei più piccoli e vulnerabili.
Tale elaborazione ha portato ad un ampliamento del concetto di vittime, non più ridotte ai minori di età ma comprensivo anche delle persone vulnerabili, ossia persone più fragili non solo dal punto di vista fisico o psichico, ma anche dal punto di vista spirituale.
Altro genere di ampliamento, indipendentemente della competenza nel trattare l’eventuale delitto, riguarda l’inclusione (come possibili autori di delitto canonico), non solo dei membri di Istituti di vita consacrata e società di vita apostolica (anche quando non siano chierici) ma anche di qualunque altro fedele che svolga uffici ecclesiali, o di altre persone (anche non battezzate) che lavori in istituzioni dipendenti dalla Chiesa entro le quali vige la necessità di stabilire protocolli che garantiscano il c.d. “ambiente sicuro” (can. 1398).
Dall’enumerazione appena fatta può trarsi l’impressione che la formazione consista principalmente nell’acquisizione di conoscenze giuridiche ma nella realtà la formazione deve acquisire dei connotati interdisciplinari, senza negare che la dimensione giuridica del problema sia quella apparentemente più urgente, serve maggiore formazione sugli aspetti spirituali, psicologici e addirittura medici per prevenire ogni forma di abuso. Da tutte le indicazioni normative ricordate nasce forte l’esigenza di puntare sulla formazione delle persone degli operatori, superando ogni improvvisazione volontarista.
Lucia Musso