Alessandro Meluzzi al titolo di psichiatra e alle funzioni correlative di fecondissimo scrittore, di brillante opinionista di dispute televisive, di fondatore e dirigente di comunità di accoglienza e recupero, e alla lunga attività di uomo politico nato a sinistra, passato a destra e poi al centro, aggiunge ora il solenne titolo di Sua Beatitudine Alessandro I che corrisponde alla funzione di Arcivescovo d’Italia ed Eparca di Ravenna e Aquileia, “per la grazia di Dio e la volontà del Comitato Nazionale Ecclesiastico, Primate della Chiesa Ortodossa Italiana”. Il fatto appare indubbiamente clamoroso per i molti spettatori televisivi che lo seguono e magari lo apprezzano nei suoi interventi di criminologo (l’ultimo incarico è relativo alla consulenza per la difesa di Massimo Bossetti, accusato dell’uccisione di Yara Gambirasio), ma risulterà non troppo inatteso per chi da tempo conosce la passione di Meluzzi per la Bibbia, i Padri della Chiesa e gli scrittori di spiritualità, ma in particolare il suo desiderio di esercitare funzioni liturgiche. E’ noto che qualche anno fa si era fatto ordinare ipodiacono o suddiacono nella chiesa greco melkita di Siria con l’avallo e l’appoggio di don Perino Gelmini. Desiderava anche diventare diacono nella chiesa cattolica latina (l’appartenenza alla chiesa melkita non lo metteva fuori della cattolicità) e allo scopo aveva cercato il titolo accademico ecclesiastico necessario, ma lo stop era venuto dalla congregazione vaticana per il clero soprattutto a causa della passata appartenenza di Meluzzi alla massoneria. “Una doccia fredda – commenta lo stesso Meluzzi in un’intervista rilasciata alla rivista Dipiù -, visto che avevo lasciato la massoneria fin dal 2003. Evidentemente per chi è stato aggregato alla massoneria si tratta di un “bando a vita””. Di qui la ricerca di trovare spazio nell’ambito della chiesa ortodossa. Meluzzi, la cui residenza principale è astigiana, sulla collina di Albugnano con villa in mezzo agli ulivi, riesce a farsi ordinare presbitero da un altro personaggio di residenza astigiana, il vescovo ortodosso della chiesa assira Adeodato Leopoldo Mancini, almeno formalmente censito come abitante a Incisa Scapaccino, piazza Cacciabue 1. La circostanza è quantomeno singolare, in quanto, come racconta lo stesso Meluzzi nella citata intervista, “sono stato ordinato prete il 14 maggio scorso da padre Adeodato. Io ero inginocchiato al capezzale del suo letto di ospedale perché padre Adeodato era già malato di un tumore che, un mese dopo, lo ha condotto alla morte”. Poi l’ultimo passo, questo veramente sconcertante: il prete (ortodosso) Alessandro Meluzzi diventa vescovo! Si sa che nelle chiese ortodosse è possibile per un uomo sposato essere ordinato non solo diacono ma anche presbitero, mentre l’ordinazione episcopale è riservata a monaci celibatari. In realtà nella cronaca del sito Chiesa Ortodossa Italiana, evidentemente curata dalla stessa su Google, dopo l’annuncio della designazione o ordinazione per il 19 dicembre, l’evento viene dato per compiuto senza altri dettagli, in particolare sul luogo e soprattutto sui vescovi ordinanti, che dovrebbero essere almeno due. Sta di fatto che sua Beatitudine Alessandro I, definendosi arcivescovo d’Italia ed eparca di Ravenna e Aquileia, tiene e pubblica l’omelia natalizia, lancia il messaggio per il nuovo anno e un appello per la raccolta fondi per i poveri affidandolo al nome e alla festa di Santo Stefano. Ma torniamo all’appartenenza ecclesiale di Meluzzi. L’ordinazione presbiterale per le mani del vescovo Mancini lo incardina di per sé alla chiesa assira d’Oriente, una chiesa storica presente soprattutto in Siria e Irak e nell’India del sud con qualche migliaio di aderenti in Europa. Conosciuta comunemente come chiesa nestoriana, legata cioè all’eredità teologica di Nestorio, quindi formalmente eretica e non accettata dalla comunione delle chiese ortodosse classiche come quella bizantina, perché considerata come quella che rifiuta tanto il concilio di Calcedonia (451) quanto quello di Efeso (431). Per questo è importante sapere quali sono stati i vescovi ordinanti del 19 dicembre dai quali Meluzzi sarebbe stato consacrato vescovo. D’altra parte la Chiesa Ortodossa Italiana, stando alle note di Massimo Introvigne, è un’invenzione recentissima, risalendo soltanto agli anni ‘80 del secolo scorso ad opera di un certo mons. Giuseppe De Rosso, creata per aggregare i pochi (qualche migliaio) ortodossi di lingua italiana. Adesso che Meluzzi ne è stato proclamato primate, cioè guida suprema e a quanto pare insindacabile, elencando i compiti impegnativi che si mette davanti (non solo, ad esempio, un ufficio stampa, ma anche un facoltà teologica!), certamente gli aderenti non sono aumentati per incanto, anche se l’elenco di sedi e di incarichi sul sito citato è impressionante. Ma basterebbe una citazione per insinuare il sospetto che si tratti di un castello di carte. La sede metropolitana primaziale è indicata come annessa alla cappella di Sant’Antonio Abate, località Vezzolano 12, Albugnano d’Asti con liturgia domenicale e festiva alle ore 18.30. Di questa autocostituzione non è stato comunicato nulla a chi di competenza, parroco di Albugnano e vescovo di Asti. Ci sono già alcune convenzioni diocesane per l’uso di chiese cattoliche da parte di comunità ortodosse (San Silvestro in città, l’Addolorata a San Damiano). Ma si tratta di chiese riconosciute nell’ambito dell’ortodossia, come quella rumena. La chiesa ortodossa italiana, anche se abbinata o fusa con quella assira, non è di questo numero. C.V.