“Esprimiamo profonda amarezza per la mancata accettazione di nostra costituzione di parte civile nel processo contro l’ex direttore dell’Atc Santoro. Nel doveroso rispetto per le decisioni della Magistratura, ci chiediamo tuttavia se la normativa non necessiti di essere rivisitata. Il caso di cui si sta parlando è un insulto alle difficoltà economiche in cui si dibattono tanti cittadini: sottrazione (furto!) di denaro pubblico, destinato a scopi sociali, da parte di chi avrebbe dovuto amministrarlo. Con la somma rubata (più di 10 milioni di euro, quasi 20 miliardi delle vecchie lire, una cifra clamorosa per una piccola città e per una sola persona) si sarebbero ben potuti soccorrere quei nuclei familiari che la crisi ha messo in ginocchio, si sarebbero potute trovare risposte alle emergenze abitative, si sarebbero potute impostare delle misure di contrasto all’indigenza. Quelle misure che, come Cgil, abbiamo tenacemente perseguito, considerando nostro dovere occuparci – certo – di salari e di contratti, ma anche dei bisogni dei lavoratori/cittadini quando escono dai luoghi di lavoro. E la casa è uno dei bisogni fondamentali per tutte le persone. Per questo ritenevamo e riteniamo di aver titolo a partecipare al processo, rappresentando gli interessi di tanti lavoratori che non riescono più a pagare l’affitto, la rata del mutuo o, appunto, il canone dell’Atc. Il comportamento dell’imputato ha sicuramente danneggiato l’Ente che amministrava ma non di meno la cittadinanza astigiana e le associazioni che la rappresentano, tra cui noi e altre che, come noi, sono state escluse. Seguiremo comunque con attenzione le fasi del processo, a partire dalla prossima udienza del 20 novembre e dalle inquietanti informazioni che circolano sui media locali, da cui risulta che l’imputato si adoperava, ad indagini iniziate, ad occultare le somme rubate, dimostrando a nostro parere l’intenzione di inquinare le prove e, quanto meno, ben scarsa volontà di collaborare. Confidiamo che sia fatta piena luce sulla vicenda e che il maltolto possa essere in toto restituito, per essere usato a favore di chi ne ha bisogno. Auspichiamo che, in considerazione della gravità del fatto e del comportamento dell’imputato, sia evitato il ricorso a misure premiali, quali il patteggiamento, per poter accertare la verità dei fatti nel modo più completo”. Cgil Asti