Salve,
sono la professoressa Marialuisa Ferraro, insegno musica alle scuole medie ormai da 6 anni, da precaria.
Da mesi studiavo per prepararmi al concorso straordinario indetto dal Miur, mercoledì ho scoperto che non potrò farlo: un mio alunno è risultato positivo e io sono in quarantena.
So che sarebbe potuto accadere, siamo nel mezzo della pandemia.
In questi giorni ho vissuto la scuola come un campo di battaglia: sai che da un momento all’altro può arrivati un messaggio dalla segreteria: un alunno, un tuo collega, risulta positivo e inizia l’iter per la quarantena.
A me è successo proprio così: mentre studiavo, un whatsapp della coordinatrice di classe ci informava che l’alunno x è risultato positivo al tampone e tutti i docenti che erano con lui in classe sarebbero andati in quarantena. Mi è crollato il mondo addosso.
Ero a conoscenza del rischio e forse avrei dovuto ascoltare i tanti che da giorni mi consigliavano di mettermi in aspettativa non retribuita per non rischiare di saltare il concorso.
Ed è questo che mi fa rabbia. Per spirito di servizio e lealtà nei confronti della scuola, della società in cui insegno e dei miei alunni, non mi sono tirata indietro e ho continuato il mio lavoro. Immaginate se i 64mila docenti precari che partecipano al concorso e stanno tenendo in piedi la scuola, avessero messo al primo posto il loro interesse personale e avessero preso aspettativa. Oggi staremo parlando di una scuola collassata, invece che di pochi sfortunati che vedono svanire il sogno di avere un lavoro finalmente stabile.
Mi sento tradita da un sistema che usa noi precari come fanteria di prima linea e poi ci volta le spalle alla prima difficoltà.
Io capisco la necessità di espletare il concorso, ma farlo in un momento come questo ha messo proprio noi precari nella condizione di scegliere tra il nostro dovere e il nostro tornaconto personale. E non è questo che dovremmo insegnare ai nostri alunni.
Proverò a fare ricorso per chiedere una suppletiva, con tutti i dubbi del caso. Ho dovuto lottare anche per questo, perché paradossalmente fino a ieri non avevo dall’ASL nessuna comunicazione ufficiale sulla mia quarantena, e sono riuscita ad avere un numero di protocollo solo dopo decine e decine di telefonate.
Siamo in emergenza, è un momento difficile per tutti. Ma non è giusto che a pagare il prezzo più alto siano come sempre le fasce più deboli, quelle meno tutelate.
Spero questa mia storia possa essere utile, almeno a trasmettere il lavoro e la dedizione con la quale noi precari della scuola proviamo a portare avanti giorno dopo giorno il nostro lavoro e i nostri valori.
cordialmente
Marialuisa Ferraro