Quando sono terminati gli applausi dai balconi è terminata anche l’attenzione delle istituzioni a quella che era una richiesta legittima di valorizzazione e riconoscimento che non è mai arrivata.
Abbiamo manifestato più volte la nostra angoscia, la nostra rabbia e il nostro dolore che ci ha fatto sperare finalmente che le cose potessero cambiare. Purtroppo così non è stato.
Del Nobel per la pace e di francobolli seppur possano in qualche modo renderci orgogliosi, non sappiamo che farcene se poi tutto resta uguale a prima.
Questa mattina gli infermieri sono scesi in piazza per chiedere riforme per il nostro sistema sanitario affinché non ci siano più morti e sofferenza per mancata assistenza, bisogna avere il coraggio di dirlo, perché così è stato. Non è stato solo il virus a provocare cosi tanti morti.
A distanza di 14 mesi, ci troviamo di fronte ad una sanità flagellata, smembrata, confusa esattamente come dopo una guerra dettata dalla continua esigenza di rispondere all’emergenza. Chiusure, aperture, conversioni, tamponi, vaccini, liste di attesa, personale ridotto, precariato. Le acque di questo tsunami si stanno lentamente ritirando per la terza volta e ogni volta si portano dietro morti, sofferenze, distruzione di un sistema sanitario già di per se fragile, che va ricostruito.
Abbiamo paura che nulla cambierà dichiara Francesco Coppolella, Segretario Regionale del NurSind Piemonte, il sindacato delle professioni infermieristiche, anzi , abbiamo il timore che sarà addirittura peggio perché una situazione che migliora sarà vista come una soluzione e non come occasione per cambiare.
Tutti abbiamo sperato e credevamo che un fatto cosi drammatico, così grave, così atroce, potesse finalmente aprire gli occhi a chi ha il dovere di occuparsene, la nostra classe politica, sempre impegnata nella ricerca del consenso. Possiamo invece vedere che gli investimenti sono gravemente insufficienti e non ci sono politiche di riorganizzazione e neanche quelle sul personale.
Noi non dimentichiamo e non possiamo dimenticare perché i morti li abbiamo guardati in faccia uno ad uno e non al telegiornale. I drammi e le tragedia le abbiamo vissute tutti i giorni in prima persona, non stando seduti su una poltrona o dietro ad una scrivania.
Il NurSind, il sindacato infermieristico che ha organizzato la manifestazione, ha chiesto che si parli di fabbisogni di personale, di modelli di assistenza, di territorio e percorsi di cura, di valorizzazione delle competenze.
Mancano 160 mila infermieri in Italia, qual’è la proposta politica per rispondere a questo gap. Non c’è. Abbiamo la metà di infermieri rispetto ad altri paesi europei e abbiamo lottato con la metà delle risorse rispetto a loro. Qual’è la risposta politica? Non esiste.
Abbiamo stipendi di molto inferiori e indennità ferme al 1995, al secolo scorso. Tutti lo hanno raccontato. Qual’è la risposta politica? Un indennità specifica di poche decine di euro al mese messa nella legge di bilancio che ancora non abbiamo visto e che si vedrà alla firma di un nuovo contratto, già in scadenza e che ancora non si sa quando sarà discusso.
Chi può dimenticare lo ha già fatto, noi non possiamo ed è per questo che faremo sentire sempre la nostra voce e non molleremo di un centimetro nel rivendicare condizioni di lavoro sicure e dignitose, continuando a chiedere la giusta valorizzazione per le nostre competenze.
Francesco Coppolella, NurSind Piemonte