“Gli agricoltori dal canto loro vogliono essere tranquilli, ma le normative complesse e contraddittorie rendono impossibile assumere vendemmiatori con costi idonei per garantirsi una remunerazione. Infatti (oltre alla retribuzione, alle spese assicurative e previdenziali) bisogna calcolare alcuni costi una tantum, come la formazione e verifiche di idoneità, i quali diventano insostenibili per personale assunto per una settimana l’anno. Per questo motivo in questi anni si è verificato il boom delle cooperative, che all’agricoltore appaiono come l’unico metodo per limitare i costi e delegare la burocrazia a qualcun altro. Così quasi la totalità delle aziende si rivolge a cooperative formate perlopiù da cittadini stranieri che, raccattati come stracci e pagati come schiavi, arrivano nelle nostre vigne. Nessuno li conosce e nessuno li ospita, ma i responsabili di queste società sicuramente ci guadagnano qualcosina in più di loro. Ma se la cooperativa è finta? Se fallisce a novembre? Provate a pensare alla porta di chi busseranno per far pagare multe, more, tasse e contributi? Come sempre agli agricoltori. A fronte di una totale incapacità del governo nazionale e regionale di risolvere in maniera organica la situazione, lo Stato ha già sguinzagliato i suoi alla ricerca dell’acqua nel mare (la leggendaria cooperativa non in regola). La scorsa settimana s’inneggiava già al ritrovamento, puntando il dito e contando sullo storico italianissimo “colpirne 1 per educarne 100″. Peccato che gli italiani con questo metodo si siano educati solo alla furbizia. Scoperta scopertona si accusa la cooperativa finita nella bufera di fornire solo manodopera, senza occuparsi dell’organizzazione del lavoro e della messa a disposizione delle attrezzature. Sinceramente mi sarei stupito del contrario: avete mai visto un viticoltore che appalta la vendemmia e se ne va a zonzo tranquillo nel mese di settembre? Per questi motivi è ora che gli agricoltori e braccianti si ribellino a questo sistemino sciocco studiato per mantenere uno stato di perenne incertezza. Gli agricoltori non sono ladri o sfruttatori. E’ ora di capire la differenza tra un’azienda che impiega il personale per tutto l’anno gestendo delle commesse e chi, come i viticoltori, necessita solo di brevissimi periodi di integrazione della propria manodopera. Questo Stato ha vietato di aiutare un amico in cambio di qualche bottiglia di vino e permesso lo sfruttamento di migliaia di disgraziati. Il problema dell’accoglienza dei vendemmiatori è in realtà un falso problema. Fino a quando non abbiamo caricato le aziende agricole di costi e burocrazia, le stesse riuscivano a fornire vitto ed alloggio ai braccianti e la vendemmia era anche un’occasione d’incontro conviviale tra le persone. Per questo noi vogliamo una revisione del meccanismo dei voucher in agricoltura, che permetta una semplificazione per le aziende e maggiore trasparenza. Crediamo che la limitazione di questo tipo di pagamento ai soli pensionati e studenti sia controproducente nelle attuali condizioni economiche del nostro paese. La vendemmia potrebbe essere un’opportunità di guadagno per moltissime famiglie in difficoltà. Per questo pensiamo ai disoccupati, ai cassintegrati ma anche a occupati che vogliono integrare il proprio reddito. Perché queste persone non possono essere così retribuite? Inoltre pensiamo che sia necessario estendere il valore nominale del voucher (attualmente 10 euro) anche in agricoltura, per evitare che il meccanismo diventi un subdolo metodo di copertura del lavoro nero. Tutte le nostre ragioni vogliamo portarle all’interno di un dibattito nella Commissione consiliare competente. Per questo, già nel mese di luglio, abbiamo chiesto un’audizione di sindacati, associazioni agricole e rappresentanti delle altre realtà interessate dalla problematica dell’utilizzo della manodopera in agricoltura. Per ora non abbiamo ancora ricevuto risposta, e pertanto chiediamo nuovamente l’apertura di un serio confronto in merito appena si riapriranno i lavori del Consiglio regionale”. Paolo Mighetti e Mauro Campo, consiglieri regionali M5S Piemonte