“Mazzette, bustarelle, finanziamenti illeciti alla campagna elettorale…l’Italia rimane un paese malato di corruzione ed è difficile prevederne la guarigione, con buona pace dei tanti che credono alla politica come servizio alla comunità e non al proprio portafogli. Ma l’Expo e il Mose sono lontani e Asti si illude di essere un’isola felice. E’ davvero così? Gli ultimi sviluppi dello scandalo Atc ci dimostrano il contrario. A settembre inizierà il processo nei confronti di Pierino Santoro, il direttore-sanguisuga che per anni ha sottratto quasi 10 milioni di euro dalle casse dell’Atc senza che nessuno (o quasi) se ne accorgesse. Significano 2500 Euro al giorno come illecita integrazione del suo già lauto stipendio. Ha fatto tutto da solo? Quanto verrà restituito di quella somma enorme? Quanto severa sarà la condanna per questo reato odioso? Come si potrà risarcire il “danno sociale” causato da questa vicenda? Esistevano “sponde” politiche conniventi? Queste sono domande a cui la Magistratura dovrà dare risposta durante il processo e durante l’auspicabile continuazione delle indagini. Ma se alle toghe spetta il compito di definire i confini della responsabilità penale, la politica e la società civile astigiana hanno invece il dovere di domandarsi quali siano i confini della responsabilità morale. L’impressione, al di là di pochi e doverosi momenti come il consiglio comunale aperto, è che non si sia presa abbastanza coscienza delle dimensioni dello scandalo. Gli amministratori dell’Atc sono rimasti al loro posto, il Consiglio comunale ha chiesto all’Atc di costituirsi parte civile nel processo e ad oggi non ha alcuna certezza che questa richiesta venga esaudita, la tecnica del “Ha da passà ‘a nuttata!” in attesa che si calmino le acque piace a molti. Ma le malattie si sconfiggono con gli “anticorpi sociali” non solo con codici, leggi e commi”. Michele Miravalle