“Alle Primarie del 25 novembre ho scelto di sostenere Matteo Renzi perché il suo programma non è la solita raccolta di buone intenzioni e di proposte astratte che popolano le campagne elettorali e spariscono il giorno dopo. Non servono ricette calate dall’alto. Quel che serve è un’occasione per mettere in rete le migliaia di idee e di esperienze che fanno dell’Italia un Paese molto migliore di come ce lo raccontano i media e la politica. Noi vogliamo ripartire dall’Italia che funziona: i Comuni che, nonostante i tagli, continuano ad assicurare servizi di qualità e un vero modello di buongoverno; le aziende che, nonostante la crisi, hanno saputo adattarsi al nuovo scenario competitivo e oggi tengono alto il nome del nostro Paese nel mondo; le famiglie che stanno supplendo alle mancanze dello Stato; mille associazioni e realtà del terzo settore che tengono insieme le nostre comunità. Il modo più semplice per far ripartire l’Italia è investire sugli italiani: un grande progetto per gli asili pubblici, migliorare l’istruzione riportando il merito nella scuola e nell’università, restituire potere d’acquisto alle famiglie, incentivare l’occupazione dei giovani, delle donne e degli over 50, introdurre un welfare biografico, che segua il percorso di ognuno e permetta a tutti di sviluppare appieno il proprio potenziale. Ripartire dai territori, con un grande programma di manutenzione, di interventi di recupero ambientale e messa in sicurezza, investendo sulla viabilità, sul trasporto pubblico locale, sull’efficienza energetica. Rivedere il patto di stabilità per consentire ai Comuni virtuosi di investire sul loro futuro…Non è un libro dei sogni. Ci sono migliaia di esempi di buone pratiche, sparse per l’Italia, che dimostrano che tutto questo è possibile. Ho scelto Matteo Renzi perché credo nell’equità e nella dignità e in un’idea di società nella quale ciascuno possa realizzare appieno il proprio potenziale e le proprie aspirazioni. Sono valori di sinistra, ma non sempre la sinistra ha avuto la capacità di promuoverli con la forza necessaria. Siamo rimasti attaccati troppo spesso ai feticci del passato, senza capire che il mondo intorno a noi stava cambiando e che l’unico modo di rimanere fedeli a noi stessi era di cambiare con lui. Il risultato è che oggi viviamo in una società più povera e più diseguale di vent’anni fa, quando l’attuale classe dirigente ha iniziato la propria carriera parlamentare e di governo. Noi non ci rassegniamo a dare per scontato che i figli vivranno peggio dei padri. L’idea che le uniche battaglie da combattere siano scontri di retroguardia è assurda. La sfida, per noi, è riuscire a coinvolgere le forze più vitali nella costruzione di un nuovo modello competitivo che abbia lo stesso potenziale di inclusione sociale del precedente. Ecco perché “Un’altra Italia è possibile. Un’altra Italia è già qui: basta farla entrare”. Angela Motta, consigliere regionale Pd