“Si parla di “casta”, si parla di “tagli e sacrifici” chiesti sempre e comunque alle classi meno abbienti salvaguardando quei pochi con stipendi dai molti zeri. Partiamo da una cosa certa: l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, è dovere di ognuno lavorare contribuendo al benessere del paese ottenendo, di conto, una retribuzione adeguata all’impegno che gli dia la possibilità di costruirsi un’esistenza dignitosa. Da qui, nell’Italia che lavora, identifichiamo i lavoratori nelle persone che operativamente svolgono un’attività e i dirigenti in quelle persone che organizzano, coordinano e dirigono i lavoratori. È argomento condiviso in larga parte che solo con stipendi elevatissimi si ottengono i migliori dirigenti. Il rovescio di questa “verità popolare” è che con bassi compensi si abbiano dirigenti con basso profilo lavorativo e, quindi, con scarsi risultati. Può darsi. Ragioniamo su un esempio. I direttori delle ASL Piemontesi, in media, hanno un compenso da dirigente che supera i 100 mila euro lordi annui, i direttori generali hanno compensi che superano i 150 mila euro mentre i direttori sanitario, amministrativo e sociale si “accontentano” di un compenso di circa 120 mila euro l’anno lordi, che vanno a sommarsi ad una sorta di premio denominato “quota di risultato” in caso di raggiungimento degli obiettivi prefissati annualmente dalla Regione. Di contro abbiamo i 20 mila euro lordi dati ad un infermiere o a un tecnico e i 18 mila di un OSS. Lungi dal fare demagogia o retorica, facciamo però un semplice calcolo matematico: se un dirigente guadagna dalle 5 alle 10 volte di più di un lavoratore del comparto si dovrebbe pretendere da lui un rendimento equiparato alla paga e, di contro, in caso di errore un provvedimento sanzionatorio dalle 5 alle 10 volte superiore a quello del semplice lavoratore. Valutando oggettivamente la situazione delle ASL Piemontesi si può facilmente desumere che questa viene disattesa con rendimenti, sì degni di nota, ma sicuramente sottostimati rispetto al compenso. A livello internazionale il servizio sanitario pubblico italiano è da sempre considerato eccellenza per il livello dei servizi resi al cittadino, secondo forse solo a quello francese. Ma allora cosa succede dai nostri “cugini” d’oltralpe? I dirigenti degli ospedali francesi guadagnano all’incirca le stesse cifre dei nostri ma un infermiere guadagna più di 30 mila euro lordi all’anno (il 50% in più del nostro). È corretto allora richiedere alla nostra dirigenza risultati migliori a parità di stipendio o, in alternativa, una riduzione dei compensi a parità di risultati? All’accorto lettore le conclusioni. Al Governo, locale e centrale, la responsabilità sociale nel fare qualcosa di eticamente corretto per l’Italia che lavora”. dr. Giuliano Palotto Dirigente Sindacale U.S.A.E.