“GentilissimI, ho appreso dagli organi di informazione che dal 7 al 15 Dicembre si svolgerà la 376° Fiera regionale di sua maestà il bue grasso. Una settimana in cui dare libero sfogo ai piaceri del palato cibandosi con carne grassa e, perché no, ingrassare. Qualcuno dice pure che grasso è bello… Chi si avventurerà a Moncalvo nella maestosa settimana, troverà sagra del bollito di bue grasso, brodo, trippa, “buji tut al dì” cioè self service di “distribuzione continua del sontuoso bollito misto”, così è scritto sul manifesto. Parecchi ristoranti propongono menù a tema, tutti insieme appassionatamente in questa crociata contro lo sfortunato animale ma non solo lui: nella premiazione (di ben 15 sezioni) figurano anche premi a manzi, vitelloni, vacche, manze, tutti rigorosamente grassi/e: questa è la loro “festa”. C’è da scommettere che un bue non veda l’ora di essere ingrassato, valutato, premiato, macellato e mangiato. Non mancheranno fiera agricola, mercatino enogastronomico e a Moncalvo non poteva certo mancare un occhio alla cultura con una visita nella chiesa parrocchiale alle tele di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo. E’ confortante pensare che questo paese non sia noto solo per la secolare fiera ma anche per il talentuoso pittore. Leggo con interesse ciò che questi appuntamenti propongono e devo ammettere che ogni volta trovo qualcosa che mi stupisce o inorridisce in modo particolare. Questa fiera propone la fattoria didattica: “Conosciamo la carne e le sue origini”con annessa la visita alla stalla. Dato che nelle stalle ho trascorso parecchi giorni della mia infanzia, spero che qualche bambino/a ponga ai docenti domande sulla vita e sulla morte di quelle creature, proprio come le ponevo io. Le risposte non sono mai state soddisfacenti: non ci si può certo aspettare che un allevatore risponda che quegli animali soffrono, anzi, parlerà di “benessere” di cui godono. Infatti da bambina mi sono data le risposte da sola in base a ciò che vedevo che era il contrario di ciò che raccontano gli allevatori. La fattoria didattica propone di conoscere le “origini” della carne: sarebbe interessante, oltre a proporre la genesi di ciò che si ha nel piatto, arrivare anche all’esodo cioè la macellazione. Ne ha spesso parlato una delle più grandi scienziate a livello mondiale, personaggio di cui l’Italia può certo essere fiera, Margherita Hack “Io penso che si dovrebbero portare i bambini delle scuole a vedere cosa sono i macelli. I macelli una volta erano in città, oggi li hanno portati ben lontani dalle città e nessuno sa più cosa succede. Per i bambini la carne è un bell’involtino in cellophane che si trova nei supermercati e non sanno nemmeno le sofferenze che sono state prodotte agli animali che hanno fornito la carne”. Come Margherita Hack, credo che la didattica debba essere completa e soprattutto trasparente, come dovrebbero essere trasparenti le pareti dei macelli: avremmo meno persone che si nutrono di animali e sicuramente tra quelle ci sarebbero pochi bambini che nei confronti degli animali sviluppano una forte empatia, senza distinguere tra “animali d’affezione” e “animali d’affettare” come fanno la nostra economia malata e il nostro diritto schizofrenico. Un’altra cosa che mi ha sorpreso di questa settimana carnista è lo spettacolo dei cantastorie Claudio e Consuelo “Ogni bestia ha qualche sogno”: il titolo mi incuriosisce e penso che prima o poi lo vedrò, certamente non a Moncalvo. Se ogni bestia ha qualche sogno, è facile capire quale sia il sogno del bue grasso di Moncalvo. Io un sogno ce l’ho, anzi, ce l’abbiamo in tanti ed è questo. http://www.antispec.org/it/
Paola Re: “Alla Fattoria didattica della Fiera del bue grasso spero che i bambini facciano domande sulla vita e sulla morte degli animali”
