Gentili signori e signore, la scorsa settimana scrissi alle istituzioni, senza avere risposta, relativamente all’imminente Palio di Asti che anche quest’anno si è avvalso del diritto di vita e di morte sui cavalli. Ha prevalso la morte sulla vita dato che anche quest’anno è morto un cavallo. Doctor Cini (al Palio Davide Umberto) sbatte contro le pareti imbottite dell’anello di Piazza Alfieri, si azzoppa riportando una frattura scomposta e viene trasferito alla clinica veterinaria dell’Università, a Grugliasco (TO) dove viene abbattuto la sera stessa, lontano dall’euforia e dai lustrini del baraccone di Piazza Alfieri, nei pressi della quale la voce del presidio animalista diceva no alla corsa di cavalli al Palio. La notizia viene resa nota 6 giorni dopo e parecchi giornali, non di certo “animalisti”, riportano l’accaduto come un fatto allarmante, sia per il dramma che ha colpito il cavallo, sia per il comportamento sbalorditivo delle istituzioni civiche e sanitarie silenti. Si legge qui http://torino.repubblica.it/cronaca/2015/09/26/news/muore_un_cavallo_al_palio_di_asti_la_notizia_resta_segreta-123702835/ “Un cavallo si infortuna al Palio d’Asti, i veterinari decidono che non è possibile operarlo e già alle dieci di sera di domenica 20 settembre, d’accordo con i proprietari, lo anestetizzano e lo sopprimono. Fin qui, la storia potrebbe essere solo una delle tante, tristi storie che ormai da anni spingono gli animalisti a chiedere di vietare le gare come quella di Siena e, appunto, di Asti. Invece, la morte di Doctor Cini, il cavallo del rione San Secondo che aveva come fantino Dino Pes e che l’aveva “scosso” sbattendo contro le pareti imbottite, è stata tenuta segreta dall’intera città. Con qualche dichiarazione fasulla, come quella del rettore di San Secondo Maurizio Bertolino, che martedì ha dichiarato “per il momento la situazione del cavallo si presenta stabile, non ci resta che aspettare e sperare”, mentre il presidente della commissione veterinaria del Palio, Fulvio Brusa, confermava l’avvenuto intervento” Il meglio arriva da un ex Capitano del Palio, Paolo Raviola “E’ una cosa delicata che forse si voleva attendere a rendere pubblica. La nostra pista è sicura… Purtroppo questi incidenti possono succedere, ma gli astigiani amano i cavalli e non vogliamo ritrovarci a chiudere la manifestazione per via delle proteste degli animalisti”. E’ un mantra ossessivo che si ripete ogni anno a cui non crede più nessuno, neppure chi lo pronuncia; finirà per essere un dogma a cui non ci si sentirà più in dovere di dare una spiegazione. La pista è sicura. Amen. Se la pista è sicura, corrano il Sindaco, insieme alla sua Giunta: avremmo la soddisfazione di vedere un’amministrazione comunale che corre davvero per fare qualcosa. Un altro giornale http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/09/26/asti-muore-un-cavallo-al-palio-e-la-notizia-viene-tenuta-segreta-lav-vergognatevi/2070449/ riporta “Secondo i medici non sarebbe tornato a camminare in modo normale e così, d’accordo con i proprietari, Doctor Cini viene addormentato e soppresso…” Che cosa significa “camminare in modo normale”? Un essere umano o non umano cammina come la natura gliene dà possibilità: immagino come possano sentirsi le persone che non camminano “in modo normale” nel leggere una simile dichiarazione che punta il dito su un (presunto) difetto fisico. Decidere di abbattere un cavallo con questa motivazione prova di che sostanza sia davvero costituito il tanto sbandierato amore per i cavalli. Se il cavallo cammina “in modo normale” è degno di amore, altrimenti prenda la via del mattatoio o dell’inceneritore, in barba ai centri di recupero per animali salvati da macello, stabulario, palio, maltrattamenti e via elencando con gli orrori. Nessuna parola dal Presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino che porta in trionfo il Palio di Asti come orgoglio turistico del Piemonte: sulla bilancia dell’economia regionale, il piatto del denaro pesa più di quello della vita di un cavallo. Il Sindaco di Asti Fabrizio Brignolo dichiara https://www.gazzettadasti.it/index.php/lettere-alla-redazione/brignolo-la-morte-del-cavallo-di-san-secondo-non-e-riconducibile-alla-tipologia-di-palio “La morte del purosangue che ha corso per San Secondo il Palio di Asti addolora profondamente la Città e tutti gli appassionati di cavalli. Il fatto non pare riconducibile alla tipologia della corsa del Palio, ma appare essere un infortunio analogo a quelli che si verificano purtroppo spesso in allenamento o nelle corse in ippodromo.Quello di Asti è il Palio che adotta gli accorgimenti più efficaci in materia di sicurezza. Risulta sia stato tempestivo il soccorso e il trasporto in un centro specializzato.” L’affermazione “il fatto non pare riconducibile alla tipologia del palio” è così criptica che neppure un esegeta riuscirebbe a cavarsela. Al Palio i cavalli muoiono in ogni sorta di “tipologia”. Le considerazioni sul dolore e sulla sicurezza che fa il Sindaco sono la replica del copione 2013. Il soccorso e trasporto tempestivo in un centro specializzato hanno fatto tirare un sospiro di sollievo al Sindaco che ha potuto scamparsi la morte di Doctor Cini in Piazza Alfieri: ci mancava un altro caso come quello di Mamuthones nel 2013 e sarebbe stato proprio sfortunato: due cavalli morti nel suo mandato non sono prorio una medaglia di cui andare fiero. Il Museo del Palio (finanziato con soldi pubblici) che andrà a inaugurare, più che un museo, dovrebbe essere un mausoleo, visto che il numero di cavalli morti cresce vertiginosamente: se si continua di questo passo, ogni anno uno di loro ci rimette la vita. E dire che il Sindaco aveva rilasciato certe dichiarazioni di orgoglio http://atnews.it/cronaca/4132-fabrizio-brignolo-sulla-morte-del-cavallo-il-palio-di-asti-adotta-gli-accorgimenti-pi%C3%B9-efficaci-sulla-sicurezza “E’ stato il Palio che ha venduto più biglietti nella storia; turisti da ogni nazione per giorni e giorni in Città e abbiamo rispettato tutti i tempi come orologi svizzeri, con beneficio per la sicurezza e la diretta Tv. Insomma un Palio liberatorio con cui ci siamo tolti il piombo dalle ali che, negli ultimi due anni ci aveva appesantito…” Il piombo è tornato Sabato, con la notizia amara e questo piombo è ancora pià pesante perché accompagnato dall’omertà di chi ha taciuto un fatto così grave. L’Assessore a Palio, Manifestazioni e Cultura Massimo Cotto che vuole “innaffiare le culture ogni giorno” non potrà innaffiare la piantina sulla tomba di Doctor Cini che non sarà neppure ritenuto degno di una tomba. Come tutti i cavalli del palio, è una macchina: una volta morto, viene smontato in un mattatoio o incenerito. Il Palio “pianta più bella di una città” ha perso una fogliolina tanto insignificante che sarà presto sostituita: the show must go on. Se l’Assessore ritiene che“Il fantino vero non corre sul suo cavallo, corre con il suo cavallo.” chissà perché il fantino di Doctor Cini non si è infortunato “con il suo cavallo”. Non è certamente aumentando il numero delle vittime che si risolvono i problemi: bisogna avere la lungimiranza di risolverli prima che le vittime aumentino. Tuttavia non passa inosservato che i cavalli infortunati si abbattono mentre i fantini infortunati si curano. Non è necessario essere animalisti per capire che questa è crudeltà legalizzata. L’Assessore che sponsorizza Asti affermando“Il nostro centro storico è fra i più invidiati d’Italia” può ritenersi fortunato che Doctor Cini non sia morto in Piazza Alfieri a insanguinare nuovamente la piazza come accadde nel 2013. L’Assessore vuola una città d’arte? Lodi fa parte del “Circuito Città d’Arte della Pianura Padana” http://www.circuitocittadarte.it/ e qui si tiene un palio che dovrebbe fare scuola: è la “Cursa dei cavai” praticata da esseri umani con splendidi cavalli in cartongesso http://www.comune.lodi.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/5738 Ecco la giostra e la corsa https://www.youtube.com/watch?v=0OGzj0zCd4g : sono 9 minuti di educazione civica che invito il Comune di Asti a visionare e a farne tesoro. Le persone partecipanti mostrano abilità, competitività e voglia di divertirsi. Vedere la “Cursa dei cavai” anche in versione junior, con bambini e bambine, è confortante perché mostra l’insegnamento che si vuole dare al mondo dell’infanzia: i cavalli non sono macchine da guidare, oggetto di divertimento, fenomeni da baraccone da esporre al pubblico esaltato ma compagni e compagne di vita. Questo è il messaggio che devono dare le istituzioni, l’unico civile. Con il 2015, al Palio di Asti la drammatica conta dei morti si allunga: Kim (1977), Graspanera (1982), Inferno (1987), Scodata (1990), Ulita (1993), Fiamma (2001), Malgrà (2002), Loris e Greatest (2003), Madrina (2009), Mamuthones (2013), Doctor Cini (2015). A questi vanno aggiunti 2 cavalli morti nel 2002 di cui non fu reso noto il nome e Ventuno, morto qualche giorno prima del Palio, terminato “l’allenamento”: si allenava per morire in Piazza Alfieri dove non è più arrivato. Cordiali saluti. Paola Re