“Smettiamo di chiamarla emergenza! E’ una condizione sociale permanente, che coinvolge una parte sempre più larga di popolo espropriata dei suoi diritti, a cominciare dal diritto al lavoro. Non si tratta solo di dati nudi e crudi (più di cento emergenze abitative, più di 700 aspiranti assegnatari di una casa popolare, disponibilità residuali di edilizia residenziale pubblica, migliaia di alloggi sfitti e decine di edifici dismessi, sottratti al loro uso sociale da un mercato immobiliare speculativo e sull’orlo del collasso) si tratta di persone e famiglie in carne ed ossa, si tratta di legami sociali ormai vulnerabili o già spezzati da procedure di sfratto, licenziamenti, precarietà. In questo scenario che chiamiamo crisi (ma dovremmo indicarne i responsabili, insieme alle criticità di un sistema fondato esclusivamente sui valori e sulle compatibilità del mercato) non serve l’elenco delle impossibilità (patti, vincoli, tagli) e dichiarare di voler fare un buon uso delle briciole di una ricchezza che si è ormai concentrata nelle tasche di una minoranza di popolazione, nelle banche, nelle grandi corporazioni finanziarie, nella possidenza, determinando una disuguaglianza come non c’è mai stata nel nostro Paese. Questa gabbia deve essere rotta. I movimenti che hanno manifestato a Roma il 19 ottobre la rompono quotidianamente, con atti di disubbidienza civile, con atti a vocazione costituente, cogliendo le promesse mai mantenute della nostra Costituzione, dando, coerentemente a quelle, risposte concrete a bisogni e diritti negati. Questa gabbia può essere rotta anche con atti legittimi o legittimati dalla eccezionalità della situazione. Il blocco degli sfratti, il blocco delle vendite delle proprietà pubbliche, la requisizione, si possono fare solo che si abbia la volontà politica di farli. Questo ci aspettiamo dal sindaco, dalla giunta, dai consiglieri. Ci aspettiamo un impegno da parte loro, la sottoscrizione di questo appello, un seguito di atti concreti che richiamino la partecipazione e la responsabilità dei cittadini”. Coordinamento Asti Est, le famiglie sotto sfratto, le famiglie occupanti di corso Volta, via Orfanotrofio e via Allende