“L’Asl e il Comune, che come è noto hanno concordato una procedura per la vendita degli immobili ASL dismessi, dopo l’asta di marzo andata deserta, speravano che qualcuno si presentasse all’appuntamento dell’asta di luglio, la seconda. Delusione, a dispetto dell’abbassamento del prezzo degli immobili, e delle succulente previsioni del Prg, nessuno si è fatto avanti. Evidentemente i possibili acquirenti non vedono la fine della presente “crisi” del mercato immobiliare. D’altra parte nessun dato empirico o fondata teoria economica ne annuncia la tanto auspicata ripresa. Nonostante ciò, dati i precedenti, possiamo presumere che Comune ed Asl perseverino nel loro proposito ciecamente mercantile, abbandonando il vincolo della vendita in blocco per passare alla vendita frazionata. Nel qual caso le previsioni del Prg sarebbero più sobrie. Vien da dire, si accettano scommesse per la prossima asta. Ma nell’attesa messianica che il “mercato immobiliare si rimetta in moro”, il Comune e l’Asl si ostinano ad ignorare due circostanze. La prima: si tratta di immobili di proprietà pubblica il cui valore d’uso, anteposto al valore di scambio, dovrebbe essere riconosciuto in una funzione sociale condivisa dall’insieme dei cittadini (Art 42 della Costituzione). La seconda: ci sono dodici famiglie, che hanno attribuito quella funzione sociale all’edificio della Ex Mutua da più di tre anni, esattamente dal dicembre del 2010. La vulgata le definisce “occupanti” e le inchioda alle relative vicende processuali, quando andrebbero invece più propriamente definite “costituenti”. Dodici famiglie che possono bel considerarsi l’avamposto di una “canaglia pezzente”, sempre più numerosa (ad Asti tra aspiranti assegnatari di alloggio popolare, emergenze e “occupanti” sono un migliaio), espropriata del diritto all’abitare da un mercato immobiliare escludente per chi, persona o famiglia, abbia redditi modesti o precari. Queste dodici famiglie, nell’edificio della Ex Mutua, hanno ricostruito la loro domiciliarità, e stanno facendo un buon uso di un manufatto altrimenti destinato al degrado. Aspettano dunque a buon diritto di essere tra i protagonisti di un possibile “progetto di auto-recupero”. Di tale progetto si era ascoltato un annuncio, rimasto finora tale, in un recente convegno organizzato dall’Ordine degli Architetti (Festival dell’Architettura Astigiano). Potrebbe essere il banco di prova per una imprenditoria non asservita al partito del mattone, per professionisti e politici che non hanno perso il “rispetto” per la città e il riconoscimento del diritto di chi la vive, per banchieri che non vogliono essere annoverati nella categoria del “nuovo banditismo mondiale” (Federico Rampini – Banchieri. Storie dal nuovo banditismo globale – ed. Mondadori). Attesa ingenua ? Sarebbe come dire che in questa città gli interessi mercantili non hanno alternativa e, ancorché estenuati dalla “crisi”, confermano il loro dominio”. Carlo Sottile, presidente Coordinamento Asti Est