Nasce da un caso astigiano l’interrogazione che il deputato Massimo Fiorio ha rivolto in questi giorni ai ministri Maurizio Lupi (Infrastrutture e Trasporti) e Giuliano Poletti (Lavoro e Politiche Sociali). A loro il parlamentare chiede se “nell’ambito della legge delega per la riforma del codice della strada, già approvata alla Camera e attualmente in discussione al Senato, il Governo non ritenga di introdurre misure che promuovano un regolamento uniforme, su tutto il territorio nazionale, per l’utilizzo del contrassegno dei disabili che accedono o transitano in auto nelle Ztl, zone a traffico limitato sorvegliate dalle telecamere”. Questione apparentemente semplice, ma nella pratica una vera e propria complicazione che costringe gli interessati a muoversi in una giungla burocratica per rispettare le disposizioni: se in certi casi è sufficiente esporre il contrassegno, in altri, soprattutto se sono presenti varchi elettronici, occorre preventivamente comunicare il numero della targa del veicolo. “In caso contrario – spiega Fiorio – potrebbe arrivare una impropria sanzione, per cui si dovrebbe successivamente fare ricorso al prefetto o al giudice di pace del comune interessato”. E troppo spesso, nonostante la buona volontà, non si riesce a essere in regola. Lo sa bene la signora Gloria Bava, astigiana, paladina (finora senza successo) della semplificazione amministrativa: nei giorni scorsi si è confrontata sulla questione con Massimo Fiorio. In Italia, secondo quanto disposto dal codice della strada, il contrassegno per gli invalidi viene rilasciato dal Comune di residenza ed è valido su tutto il territorio nazionale: consente di circolare, pur nel rispetto di alcune limitazioni, nelle Ztl, zone a traffico controllato (Ztc), aree pedonali urbane (Apu), vie e corsie preferenziali. “Ma il diritto di accesso – indica Fiorio – è regolamentato in maniera differente da Comune a Comune: in certi casi è sufficiente l’esposizione del contrassegno mentre in altri, soprattutto se sono presenti varchi elettronici, occorre preventivamente comunicare il numero della targa del veicolo. In caso contrario potrebbe arrivare la sanzione”. Evenienza, quest’ultima, che, nonostante l’attenzione dedicata dall’automobilista disabile, molto spesso si verifica comunque: una quindicina i ricorsi già avviati dalla signora Gerbo, in viaggio per necessità o per turismo, che in Emilia si è sentita dire da un vigile: “Giri un po’ meno”. Il fatto si complica considerando che soltanto in Italia (ma il discorso vale anche per i Paesi europei) le Ztl sono presenti in 103 città. “Risulta evidente – indica Fiorio – come la molteplice difformità dei regolamenti comunali crei un tangibile ostacolo alla piena e corretta fruizione, da parte dei cittadini disabili, del contrassegno e quindi una palese violazione del loro diritto alla mobilità sancito sia dalla legislazione italiana che da quella comunitaria”. Nell’interrogazione del deputato astigiano, i ministri Lupi e Poletti vengono sollecitati a “trovare una soluzione, anche attraverso un confronto in Parlamento sulla legge delega per la riforma del codice della strada, realmente in grado di rispettare i diritti riconosciuti delle categorie deboli”.