Confezionano abiti e calzature, lavorano il legno e scolpiscono la pietra, modellano l’oro, l’argento e gli altri metalli, scattano fotografie e girano filmati, creano profumi e cosmetici, conciano la pelle e restaurano beni culturali, aggiustano orologi e strumenti musicali.
Sono 24.356 le imprese artigiane dell’artigianato artistico del Piemonte che, con i loro 61.210 addetti, realizzano, prevalentemente con tecniche manuali ad alto contenuto professionale, prodotti di elevato valore estetico. Rappresentando il 21,1% di tutto il comparto artigiano del Piemonte, e il 26,2% dei dipendenti, l’artigianato artistico riunisce il capitale umano delle imprese che, creando valore economico, culturale e sociale, realizzano prodotti ad alto contenuto identitario ed esprimono la cultura del popolo, rappresentando simboli della tradizione e della creatività.
E’ questo, in sintesi, ciò che emerge dall’analisi effettuata dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte per le MPI, con i dati UnionCamere-Infocamere del primo trimestre 2019, relativa alle imprese dell’Artigianato Artistico che lavorano ceramica, terracotta e simili, chimica, cibo, legno e carta, metalli, metalli preziosi, multimateriale, pelle e pelliccia, pietra, plastica e gomma, servizi creativi, servizi di restauro, riparazione e tappezzeria, tessuti e vetro, in ben 21 settori di attività quali abbigliamento, abbigliamento su misura, alimentari, calzature, carta ed editoria, ceramica, vetro, pietra, plastica e simili, fotografia e design, gioielleria, metalli preziosi e orologi, intrattenimento creativo, lavorazione artistica del vetro, lavorazione artistica della ceramica, lavorazione artistica della pietra, legno, metalli, mobili, pelletteria, tessili, profumi e cosmetici, restauro, riparazione e tappezzeria, ricami e affini, strumenti musicali, occhialeria e altro .
A livello nazionale, il Piemonte occupa la quarta posizione come numero di imprese. Al primo posto la Lombardia (53.448 aziende), seguita dall’Emilia Romagna (25.379 aziende) e dalla Toscana (30.162 aziende).
A livello provinciale: 11.598 realtà con 27.704 addetti sono registrati a Torino; 3.676 a Cuneo con 10.969 addetti; 2.593 ad Alessandria con 5.243 dipendenti; 2.079 a Novara con 5.859 addetti; 1.233 ad Asti che offrono lavoro a 3.019 addetti; 1.210 a Biella con 3.356 lavoratori; 1032 a Verbano con 2.818 addetti; 935 a Vercelli con 2.242 addetti.
In Piemonte le più consistenti numericamente sono le imprese della lavorazione dei metalli (6.607 imprese), seguite dalle aziende che si occupano di strumenti musicali e occhialeria (3.693 imprese) quelle del legno (2.203 imprese) e del restauro 1.790 imprese, dell’alimentare 2.006 realtà, fotografia e design 1.872.
Secondo recenti indagini di Confartigianato Imprese, in Piemonte come nel resto dell’Italia, troppe di queste realtà scompaiono nel silenzio perché non reggono il ritmo delle produzioni industriali e perché, pur economicamente valide, la loro diffusione commerciale è limitata.
“La tutela di tali professionalità – afferma Giorgio Felici, Presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – avrebbe bisogno di fondi, che servirebbero a riequilibrare economicamente l’attività, ovvero renderla competitiva dal punto di vista commerciale, affinché mantenga la propria identità artigianale.”
“L’artigianato artistico – continua Felici – rappresenta l’identità culturale di un popolo, la sua unicità, il fatto che sia realizzato a mano seguendo canoni creativi e di gusto che rispecchiano il made in Italy. Esso rappresenta un enorme patrimonio economico che si erge contro l’omologazione e il prodotto seriale. Ma l’artigianato d’arte è anche tra i settori a maggiore rischio d’estinzione, a causa degli alti costi d’impresa, delle difficoltà burocratiche e degli oneri nella trasmissione dell’attività e nella formazione dei giovani, dei problemi nella commercializzazione e del fenomeno della contraffazione”.
“Fino agli anni ‘90 – conclude Felici – il mestiere dell’artigiano veniva tramandato di padre in figlio con una staffetta generazionale oppure insegnato ai giovani apprendisti che imparavano il mestiere frequentando le botteghe artigiane. In questo modo veniva garantita una continuità conoscitiva e culturale, maturata in tanti anni di lavoro. Oggi la crisi – indotta dalle politiche recessioniste che hanno distrutto il potere d’acquisto della popolazione in nome di principi sovranazionali tutt’altro che al di sopra dei sospetti – ha causato uno stillicidio delle piccole botteghe storiche. Per questo sarebbe importante rivitalizzare il settore per non disperdere il patrimonio creato nei secoli. Altro effetto nefasto di tali politiche è il fiorire del lavoro nero, una vera sciagura per chi, già faticando a resistere in questa situazione ambientale, deve anche confrontarsi con la concorrenza sleale di soggetti senza scrupoli”.