In occasione della Decima Giornata Nazionale dell’Economia, la Camera di Commercio di Asti ha presentato, sabato scorso a Palazzo Borello, il Rapporto 2012 sull’economia provinciale. Il presidente Mario Sacco ha tratteggiato un quadro del tessuto produttivo che evidenzia forti elementi di criticità: dall’incremento esponenziale della cassa integrazione al forte e sempre più preoccupante tasso di disoccupazione giovanile.
Qualche spiraglio arriva dal mercato estero: nel 2011 l’Astigiano ha esportato merci per un valore di 1,3 miliardi di euro, in cresicta del 10% sull’anno precederente.
“Le aziende astigiane che esportano almeno il 20% del fatturato hanno risultati economici migliori di alcuni punti percentuali rispetto alla generalità delle aziende – ha segnalato il professor Fabio Sansalvadore, docente di economia aziendale all’Università di Torino e coordinatore del Cersiat, Centro di ricerca per il monitoraggio del sistema imprenditoriale astigiano con sede al Polo universitario di Asti. Dalle nostre ricerche – ha aggiunto Sansalvadore – risulta anche che sono le imprese più innovative ad avere maggiore chance sui mercati esteri”.
Ricerca, innovazione e internazionalizzazione sono dunque tre fattori chiave del successo che, oggi, possono essere implementati attraverso il nuovo strumento delle reti d’impresa, un’opportunità in fase di sperimentazione anche in terra astigiana (tre i contratti già operativi che coinvolgono quattro aziende del territorio).
Forte il segnale d’aiuto lanciato, nel successivo dibattito, dagli esponenti delle categoria economiche. Da registrare, tra gli altri, l’intervento di Confapi che, per voce del suo presidente Pierangelo Cantarella, ha sollecitato forme di sostegno al comparto manifatturiero, a partire dal
settore creditizio. Il presidente di Cna, Giuseppe Pulvino, ha posto invece l’accento sul proliferare delle Partite Iva. Nel settore edile, ha denunciato Pulvino, “l’apertura di una ditta individuale troppo spesso non è una scelta libera e responsabile ma la conseguenza di un licenziamento. Lavoratori dipendenti sono costretti a diventare da un giorno all’altro imprenditori di se stessi, senza una chiara consapevolezza dei rischi e delle difficoltà che ciò comporta. E chi non ha le spalle sufficientemente solide, finisce per andare ad alimentare il lavoro nero, con danno per tutti”.
Il presidente Sacco ha ricordato, tra gli altri, l’impegno della Camera di Commercio a favore della semplificazione e della sburocratizzazione del rapporto con le imprese ed il sostegno al commercio estero con iniziative studiate su misura per le piccole e medie imprese. Segue una sintesi del Rapporto 2012 sull’Economia provinciale.
L’economia reale dal punto di osservazione della Camera di Commercio di Asti
Struttura imprenditoriale: cala il numero delle imprese.
In dieci anni le attività legate al turismo sono cresciute del 68%
A fine 2011 in provincia di Asti risultano iscritte al Registro delle Imprese 25.950 aziende, lo 0,5% In meno rispetto all’anno precedente. Dopo il lieve incremento evidenziato nel 2010, il trend torna ad essere negativo: si registrano infatti 1.540 iscrizioni a fronte di 1.686 cessazioni, corrispondenti ad un tasso di sviluppo di -0,6%.
L’agricoltura, pur rappresentando quasi un terzo del sistema imprenditoriale astigiano, registra la contrazione più consistente con la perdita di 302 unità nel corso del 2011 (-3,8%) e di 2.500 unità nell’ultimo decennio, quasi un quarto del totale iniziale. Non si verifica altrettanto per la SAU
(Superficie Agricola Utilizzata) che evidenzia una flessione molto lieve (-2%). Ciò dimostra che il comparto agricolo sta attraversando un periodo di grande trasformazione e, se da un lato si registra la chiusura di molte piccole aziende marginali condotte per lo più da titolari anziani che si ritirano
dal lavoro, dall’altro i terreni non vengono abbandonati, ma sono accorpati ad aziende più grandi e strutturate.
Le attività manifatturiere costituiscono il 9% del totale delle imprese e registrano un calo dell’1% rispetto all’anno precedente, percentuale che sale al 13,6% se si fa riferimento all’ultimo decennio. La perdita di unità produttive interessa in special modo l’industria del legno e l’elettromeccanica.
Il comparto edile conta 4.060 imprese, 25 in più rispetto all’anno precedente e oltre 700 in più rispetto a 10 anni fa. Il settore delle costruzioni pur risentendo della crisi economica generale non accusa un calo del numero delle aziende. Tale dinamica è dovuta probabilmente al fatto che molti lavoratori non avendo più la possibilità di lavorare in qualità di dipendente si trovano costretti ad aprire una partita IVA per poi lavorare in subappalto.
Le attività commerciali rappresentano il 20% del totale e non registrano variazioni di rilievo rispetto all’anno precedente, né rispetto a dieci anni fa.
Il settore ricettivo e della ristorazione è quello più vivace: conta 1.345 imprese e segna un aumento del 3,8% rispetto all’anno precedente e del 63% negli ultimi dieci anni.
I servizi alle imprese e alle persone comprendono 4.018 aziende e costituiscono il 15,5% delle attività imprenditoriali. Rispetto al 2010 hanno segnato un incremento dell’1,8% e nell’ultimo decennio del 28,7%.
Le imprese artigiane sfiorano quota 7000. La metà operano in edilizia
Il comparto artigiano conta 6.985 imprese, 34 in meno rispetto all’anno precedente, e rappresenta oltre un quarto del sistema imprenditoriale della provincia di Asti.
Sotto il profilo della tipologia di attività, quasi la metà delle imprese artigiane opera nel settore delle costruzioni che si mantiene stabile rispetto all’anno precedente. Le attività manifatturiere sono complessivamente 1.605 e fanno segnare la contrazione più consistente (-32 unità).
Gli imprenditori stranieri sono 2220 (+6,6% sul 2010)
La presenza straniera nel sistema produttivo astigiano negli ultimi anni è sensibilmente cresciuta.
Le imprese a titolarità straniera a fine 2011 sono complessivamente 2.220. In corso d’anno le iscrizioni sono state 325, a fronte di 186 cessazioni.
Gli imprenditori stranieri che ricoprono la carica di titolare, socio o amministratore in imprese, sono complessivamente 2.578 di cui 730 di provenienza comunitaria e 1.848 di origine extracomunitaria.
Rispetto al 2010 si registra un incremento del 6,6%, rapporto che sale al 33,7% se si prende come riferimento l’ultimo quinquennio fino a raggiungere il 152% negli ultimi dieci anni. I nuovi protagonisti del panorama economico astigiano sono impegnati prevalentemente nell’edilizia
(34%), nel commercio (23,5%), in agricoltura (8%), nei servizi per la ristorazione (8%) e in attività manifatturiere (6%).
L’imprenditoria femminile e giovanile
Le imprese a titolarità femminile a fine 2011 sono 6.392 e rappresentano quasi un quarto del sistema imprenditoriale astigiano. Rispetto al 2010 evidenziano un calo dello 0,8%. Gli ambiti di attività in cui la presenza delle donne è più forte sono il commercio (22%), i servizi
(22%), le attività ricettive e della ristorazione (7%), le attività manifatturiere (5%). In provincia di Asti un’impresa su dieci è condotta da giovani con meno di 35 anni. Su un totale di 2.645 imprese giovanili, oltre l’80% è a titolarità individuale, l’11% è costituito da società di persone, il 5% da società di capitale e l’1% da cooperative.
La popolazione: “over 65” e immigrati sopra la media nazionale
L’Istat ha reso noti i dati provvisori del 15° Censimento della popolazione. I residenti in provincia di Asti sono 217.870, il 4,6% in più rispetto al Censimento 2001. Le famiglie sono complessivamente 95.923, il 7,5% in più rispetto a dieci anni fa. Il numero medio di componenti per nucleo famigliare è di 2,3 unità. I comuni che hanno fatto rilevare la crescita più consistente rispetto al precedente Censimento sono Villanova d’Asti (+22,6%), Villafranca d’Asti (+10,6%), San Damiano d’Asti (+10%), Castelnuovo Don Bosco (+6,9%). Asti si conferma la provincia piemontese con la percentuale più alta di residenti stranieri: 10,9% contro l’8,9 della media regionale e il 7,5% di quella nazionale.
Anche l’indice di vecchiaia dei residenti (rapporto tra gli over 65 e la popolazione fino a 14 anni) è superiore alla media piemontese e nazionale.
L’occupazione: cresce il lavoro autonomo. Allarme per la disoccupazione giovanile
Secondo la rilevazione ISTAT, in provincia di Asti nel 2011 gli occupati – dipendenti, lavoratori autonomi, lavoratori atipici, imprenditori e tutto coloro che percepiscono reddito da lavoro – in età compresa tra i 15 e i 64 anni, risultano essere 91.300, l’1,3% in meno rispetto all’anno precedente.
Il terziario assorbe 52.200 lavoratori, pari al 57% degli occupati della provincia di Asti. Seguono l’industria che dà occupazione a 23.100 persone, le costruzioni con 8.300 lavoratori ed infine l’agricoltura con 7.700 unità. Rispetto all’anno precedente varia la distribuzione degli occupati per settore di attività. L’industria e l’agricoltura evidenziano una crescita occupazionale rispettivamente del 4,5% e del 15%. In calo invece i lavoratori nel settore terziario (-4%) e nelle costruzioni (-11,7%). L’agricoltura che rappresenta quasi il 30% delle imprese della provincia di Asti assorbe soltanto l’8,4% della forza lavoro. I lavoratori dipendenti sono il 71% del totale, il restante 29% è costituito da imprenditori e lavoratori autonomi. La provincia di Asti evidenzia una maggiore incidenza del lavoro indipendente rispetto alla media piemontese (25%) e nazionale (24,9%), confermata anche dal rapporto tra il numero di imprese e la popolazione, pari a 12 imprese ogni 100 abitanti. Rispetto al 2010 si riscontra una contrazione del lavoro dipendente e una crescita del lavoro autonomo.
Le persone in cerca di occupazione sono 5.500, pari ad un tasso di disoccupazione del 5,7%, più contenuto rispetto agli anni 2009 e 2010, ma superiore ai dati rilevati negli anni 2004/2008. I problemi occupazionali ricadono in particolare sui giovani: il tasso di disoccupazione per i giovani da 15 a 24 anni di età si attesta infatti al 26,8% e risulta superiore alla media regionale. Per i giovani da 25 a 34 anni il tasso di disoccupazione scende al 5,4% e risulta più contenuto rispetto allo scorso anno e rispetto alla media regionale e nazionale. La situazione appare meno critica per i soggetti dai 35 anni in su per i quali il tasso di disoccupazione è del 3,9%.
Cassa integrazione straordinaria quadruplicata rispetto al primo trimestre 2011
Nel 2011 in provincia di Asti sono state autorizzate complessivamente 4,8 milioni di ore di cassa integrazione, l’1,5% in più rispetto all’anno precedente. Nel contesto regionale l’Astigiano è l’unica provincia che conferma dati in crescita, a fronte di un ridimensionamento sia a livello regionale che
nazionale.
L’andamento della cassa integrazione si conferma critico anche nel primo trimestre 2012. La provincia di Asti segna infatti un incremento medio del 55% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, superiore ai valori registrati nelle altre province piemontesi e alla media nazionale. La
Cigs ammonta a 314.000 ore, valore quadruplicato rispetto al 1° trimestre 2011. Ad usufruirne sono soprattutto le industrie metalmeccaniche su cui ricade il 70% delle ore autorizzate.
La ricchezza prodotta
Il valore aggiunto a prezzi correnti per la provincia di Asti nell’anno 2010 è stimato in 5 miliardi e 59 milioni di euro. Il 70,2% della ricchezza è prodotta dal settore terziario (3, 5 miliardi di euro), il 27,3% dall’industria (1380 milioni di cuo 392 derivanti dal settore delle costruzioni). L’agricoltura
contribuisce al valore aggiunto provinciale soltanto nella misura del 2,5% (128 milioni).
Il reddito lordo procapite delle famiglie (dato 2010) ammonta a 17.132: si segnala un lieve recupero sul 2010 (+0,3%) ma la flessione sul 2008 è del 6,8%. In Piemonte Asti si pone al penultimo posto seguita dal Verbano-Cusio-Ossola.
Il commercio internazionale
Nel 2011 l’Astigiano ha esportato per un valore di 1 miliardo e 301 milioni di euro, +10% rispetto al 2010 (dati Istat provvisori). La crescita è inferiore alla media nazionale (+11,8) e regionale (11,4) e rallenta la velocità su scala provinciale prendendo a riferimento il 2010 quando l’incremento aveva sfiorato il 19% rispetto all’anno precedente.
In termini di valore, il 60,9% dell’export astigiano è rappresentato da prodotti della metalmeccanica e dell’elettronica: 792 milioni di euro il totale, con incrementi percentuali a due cifre per i prodotti legati all’auto e per le macchine utensili.
Segue il comparto alimentare, che rappresenta il 25,4% del totale con un valore assoluto di 330 milioni di euro; le sole bevande hanno fatturato all’estero per 243 milioni di euro, pari al +14,3% su un 2010 già positivo (+11,7%). Sempre nel distretto alimentare merita attenzione la performance dei prodotti da forno e farinacei: il valore esportato sfiora i 28 milioni di euro, con una crescita del 30 per cento.Terzo per valore il settore della chimica, gomma, plastica con un export di 99,1 milioni di euro (8,4% del valore esportato complessivamente dalla provincia).
La Germania si conferma il primo partner commerciale dell’Astigiano: nel 2011 ha acquistato merci per 236 milioni (+8,3%).
Ottima l’affermazione del made in Asti negli Stati Uniti, dove il valore esportato si è implementato in un anno del 29% per complessivi 82,7 milioni di euro.
Allargando lo sguardo alla bilancia commerciale, l’Astigiano nel 2011 ha importato merci per un valore di 980,4 milioni di euro. Il tasso di crescita (+14,4%) è superiore alla media regionale (9,6%) e nazionale (9%) che hanno entrambe subito pesanti contrazioni.
I principali Paesi di approvvigionamento sono l’Unione Europea (72,4% in crescita di 8 punti): al primo posto si colloca la Germania che ha venduto nell’Astigiano merci per un valore di 241 milioni di euro, pari al +32,4% sul 2010. Al secondo posto, si piazza la Francia con 150 milioni di fatturato (+8%) mentre la Cina si conferma terzo posto con 132 milioni e rallenta il tasso di crescita annuale (15,2% nel 2011 contro il 51% del 2010).
Tradizionali partner commerciali dell’Astigiano quali il Regno Unito, la Spagna e i Paesi Bassi pur registrando fatturati in forte crescita (nell’ordine di due cifre), vengono incalzati da paesi emergenti a basso costo di manodopera quali l’Ucraina – che nell’arco di dodici mesi passa da 430 mila euro a 26,2 milioni di euro di merci vendute nell’Astigiano – e la Romania con un fatturato che passa da 6 a 10,4 milioni di euro (+71%).
Previsioni negative per il 2012
Secondo le stime Unioncamere-Premeteia, l’occupazione già in calo nel biennio 2010-2011 avrà nel 2012 un’ulteriore flessione dell’1% e non riuscirà a raggiungere un valore positivo nemmeno nel biennio successivo (-0,8%).
Il valore aggiunto per abitante, quantificato in 17.400 euro nel 2011, scenderà presumibilmente a 16.800 euro nel 2012 e non crescerà nel biennio successivo