Mercoledì 25 settembre, presso il salone delle conferenze del CPIA, si è tenuta la conferenza “L’inte(g)razione vista dall’altro”, quarto appuntamento dell’interessante programma del Festival dei Popoli 2024 di Asti. E’ stata l’occasione di ascoltare dalle vive parole di chi ha vissuto l’esperienza di inserimento nel nostro paese come hanno vissuto il loro percorso di inclusione. Protagonisti dell’incontro sono stati quattro italiani d’adozione: Il moderatore Mamadou Seck (rappresentante della comunità senegalese astigiana e sindacalista CGIL di Asti) ha dialogato con Deme Mbaye (presidente di ASIAP), con Ami Kamara (protagonista della comunità Ivoriana) e Ousman Fanneh (Presidente dell’Associazione Gambiani di Asti). Quale miglior luogo poteva accogliere un incontro sul tema dell’inclusione e dell’interazione degli stranieri che arrivano e vivono nel nostro paese se non il Centro Provinciale Istruzione Adulti che ogni anno offre i propri servizi, a migliaia di persone provenienti da decine di paesi del mondo? 

Dopo il saluto di Francesco Scalfari in rappresentanza del CPIA e i ringraziamenti alle autorità presenti hanno preso la parola i protagonisti della serata.

Dalla discussione è emerso che la nostra società deve essere consapevole che i fenomeni migratori sono sempre esistiti ed in futuro continueranno ad esistere e che investire sull’inclusione è fondamentale per la società ospitante perché la migliora. Parlare di inclusione significa prendere in considerazione una molteplicità di temi: l’apprendimento della lingua, la conoscenza dei diritti e dei doveri, la ricerca di un lavoro, il pagamento delle tasse, il diritto all’abitare e quello alla cura. In questo processo è fondamentale essere rispettosi anche dell’identità dei migranti e della loro cultura d’origine che rappresenta una base di sicurezza fondamentale. I processi di inclusione non possono essere univoci, ma devono essere uno scambio che consente una crescita reciproca come succede già oggi nelle nostre cucine: già oggi va in scena lo scambio tra il cous cous e gli gnocchi, tra un mafè senegale o gambiano ed una pizza. 

Fanneh ha sottolineato poi che nel 2014, anno in cui è giunto in Italia, Asti non aveva una comunità gambiana organizzata e che la comunità presente oggi è anche frutto di processi di interazione che hanno funzionato. Un processo di inclusione funzionale è quello che viene esercitato all’interno di una comunità aperta e accogliente, ed abbiamo bisogno di investire su questo tipo di società. Spesso i fallimenti dei processi di inclusione sono frutto di una mancanza di informazioni per i migranti, ad esempio su come rinnovare i documenti, su come fruire dell’assistenza sanitaria, su come trovare un lavoro dignitoso. Manca sicuramente una normativa generale in grado di veicolare ed accompagnare tali processi ed cittadine e cittadini stranieri spesso non hanno la possibilità di incidere su tali politiche non potendo esercitare un diritto di voto.

L’incontro si chiude non solo con una speranza ma anche con la forte convinzione che l’unica strada possibile è quella di un impegno di tutti i soggetti coinvolti per pensare, costruire e sperimentare dei processi di inclusione veramente vincenti.