Un percorso dedicato alle abitudini alimentari dei principali popoli dell’Italia antica: la mostra “Alle origini del gusto. Il cibo a Pompei e nell’Italia antica” inaugurata venerdì scorso a Palazzo Mazzetti ad Asti, conduce il visitatore in un viaggio sulle prime tracce del comportamento alimentare italiano. Dall’accesso suggestivo nella corte di una domus romana, all’atmosfera di una sala da banchetto, con suoni e racconti che accompagnavano il rito del pasto. Gli oggetti che formavano lo strumentario e l’arredo di una tavola sono contestualizzati attraverso proiezioni animate per mostrare al pubblico l’organizzazione di un pranzo. Il confronto nell’articolazione del simposio tra Greci, Romeni, Etruschi e Italici, le offerte funerarie tra “symbola” e “realia”, l’importanza della coltivazione e i rituali religiosi, e poi ancora frutti e cibi in terracotta, nelle nature morte, e il cibo in vendita nella ricostruzione di un “macellum” romano, le tecniche di produzione e di servizio, o il cibo raffigurato su piatti e vasellame. L’allestimento, ricco di animazioni multimediali, aiuta l’immersione in queste atmosfere del passato, a volte sovrastando gli oggetti esposti, rendendo labile il confine tra gli elementi e l’insieme, a favore di un’armonia di fondo nel percorso della visita che è un tuffo nel passato denso di spunti di riflessione. La mostra è stata curata da Adele Campanelli, soprintendente per i Beni archeologici di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta, e Alessandro Mandolesi, che per la Fondazione si era occupato anche della mostra sugli Etruschi. “In questa mostra il cibo odora di buono – commenta Campanelli – i fornelli sono accesi, i vino è nei crateri, canti festa accompagnano le danze durante i banchetti e, per una volta, ascoltandole ci troviamo fuori dal tempo in un’esperienza eccezionale della quale portare con noi impressioni, consapevolezze, nuove acquisizioni su aspetti della nostra identità che non conoscevamo”. “Gli alimenti non sono solo “buoni da mangiare” – le fa eco Mandolesi -, sono anche “buoni da pensare” e “da comunicare”, proprio come il linguaggio. E il cibo è un linguaggio interculturale, che ha le sue regole e i suoi comportamenti, sulla base dei quali possiamo condividere quel senso di appartenenza a un “noi” senza rinunciare alla nostra identità culturale”. “In occasione dell’Expo di Milano – prosegue Mandolesi -, Palazzo Mazzetti dedica una grande mostra all’alimentazione dell’Italia antica, un tema che ben si associa alle particolarità di Asti, collocata al centro di un territorio rinomata per una produzione agroalimentare che affonda le sue radici in un passato ricco di testimonianze”. La mostra resta aperta fino al 5 luglio, da martedì a domenica in orario 9,30-19,30. Diverse conferenze, laboratori e iniziative collaterali si svolgeranno nel periodo dell’apertura: rivivranno i pani e i cibi dell’antica Pompei il 24 marzo con lo chef stellato Paolo Gramaglia, l’11 aprile Andrea Ciacci dell’Università di Siena si occuperà di olivicoltura, si potranno degustare l’antico vino speziato preparato con vini locali e i menu dell’Italia antica reinterpretati dagli chef della Scuola Alberghiera in collaborazione con l’Accademia Italiana della Cucina. MN