“L’ultima bugia che ho detto?”. Filippo Pinsoglio si schermisce un po’ e poi ammette con candore: “Sono pieno di bugie”.
Non stupisce, dunque, che il pittore astigiano, allievo di Amelia Platone e Carlo Carosso, abbia deciso di fare del burattino di legno il protagonista della sua prossima mostra che s’inaugurerà, il 16 novembre, nell’ex chiesa del Gesù: “Siamo tutti un po’ Pinocchio, creature monelle ma con animo buono e gentile”.
Il titolo dell’esposizione, “Pinocchio nella balena”, è in perfetta sintonia con l’atmosfera del Museo Paleontologico. Un filo ideale correrà tra i cetacei dalle grandi ossa, conservati un piano sotto all’ex chiesa del Gesù, e la balena dai vividi colori che comparirà sulle tele di Pinsoglio: quaranta quadri, in tutto, accolti anche nelle vicine sale didattiche del Parco Paleontologico Astigiano.
“Il Museo è il luogo perfetto per Pinocchio, è la casa delle balene, quindi anche di quella nella cui grande pancia il burattino ritrova Geppetto”: ecco perché Pinsoglio è felice nel vedere avverarsi l’idea di esporre a Palazzo del Michelerio. La mostra è promossa dal Parco Paleontologico Astigiano, con il patrocinio di Comune e Regione Piemonte, e resterà aperta fino al 14 gennaio. Tra poco nell’ex chiesa del Gesù inizierà l’allestimento.
Ci sono voluti sei mesi per comporre il ciclo completo della mostra, di cui è curatore Fabio Carisio, presidente dell’Associazione di volontariato culturale Art & Wine Club di Barolo. A lui si deve il suggerimento di guardare a Pinocchio, per creare nuove opere, prendendo spunto da un libro di Mimmo Paladino. “Da lì – racconta Carisio, promotore di altre esposizioni del pittore astigiano – è nato un lavoro di ricerca creativa che Pinsoglio ha eseguito partendo da due libri illustrati della Giunti, andando via via affinandosi in un’espressività che dalla libera reinterpretazione di quelle immagine è divenuta totalmente autonoma”.
Le tele raccontano la storia di Pinocchio, da burattino a bambino, ma aggiungono qualcosa in più, particolari che legano la creatura di Collodi al fascino della terra astigiana emersa dal Mare Padano: ecco Pinocchio col naso rosso e un calice di Barbera in mano. E, uscendo dalla trama del libro, ecco anche Arlecchino e Pulcinella: “Perché questa mostra l’ho fatta per i bambini e per loro ho creato apposta un po’ di sorprese che li faranno divertire” promette Pinsoglio.
Per l’occasione l’artista ha adottato una nuova firma (Fil), abbreviando il suo nome.
“Pinsoglio – scrive Carisio – raggiunge il culmine espressivo della sua cifra artistica proprio con il ciclo di Pinocchio sia per l’impronta stilistica gestuale sia per la tecnica mista utilizzata, che parte da un supporto anomalo come la tela di juta dalla tessitura molto grossa. Su di essa magistralmente l’artista stende in alcune parti dei collage di carta dipinta per creare un fondale alla Braque, quindi con l’acrilico delinea le figure vignettistiche, ora semplicemente con il contorno bianco che ricorda i disegni del fortunato cartoons degli anni Settanta ‘La linea’ di Osvaldo Cavandoli, ora dandovi corpo con la definizione cromatica di ogni dettaglio”.
Per chi guarda le tele, è un mondo di giocosi stupori. “Per scoprire che siamo cresciuti, ma che, nonostante tutto, non abbiamo perso le emozioni: io per primo” dice Pinsoglio. E questa volta non racconta bugie.