La cooperazione sociale si è andata affermando in questi anni come uno spazio di crescita occupazionale, affermando valori di efficacia, imprenditività, e inclusione.
Molto semplicemente, si distingue la cooperazione di tipo A inerente la gestione di servizi e di tipo B finalizzata all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate nei settori più diversi.
Nell’intento di facilitare la conoscenza tra gli operatori e registrare le opinioni e i cambiamenti che il nuovo corso economico impone, la Città di Asti ha organizzato martedì in Municipio l’incontro “La cooperazione sociale di tipo B e il lavoro delle persone svantaggiate”.
Vi rientrano le persone che hanno difficoltà a entrare senza un accompagnamento nel mercato del lavoro, o chi è escluso perché disoccupato di lungo periodo, immigrato, adulti con figli a carico, lavoratori over 40.
“Nella difficoltà generale di creare occupazione – ha detto il sindaco Maurizio Rasero – il ruolo del Terzo Settore si profila come risorsa cui guardare, con gli strumenti e i rapporti adeguati per potenziarne l’importante ruolo svolto finora”.
Come ha spiegato Roberto Giolito Dirigente dell’Assessorato Politiche sociali “il lavoro svolge un ruolo fondamentale, procura alle persone risorse per vivere e attua un principio fondamentale della nostra Costituzione”.
Sull’argomento si è confrontato il tavolo, rappresentativo e competente, con Deborah Aurino di Regione Piemonte Angela Bosio del Consorzio Coala, Marcella Cotti del Centro per l’impiego, Ornella Lovisolo del Servizio Lavoro del Comune, Franca Pizzo dell’Agenzia Piemonte Lavoro.
Ma per inserimenti stabili e qualificati serve potenziare “il sistema” delle cooperative sociali” e da Mario Sacco presidente di Confcooperative l’invito “a favorire spazi di coprogettazione che portino a risultati condivisi e plurali per tipologia di interventi”.
A trarre le conclusioni l’Assessore Mariangela Cotto secondo la quale “non si deve disperdere il patrimonio di competenze volte a guardare ai bisogni del territorio, interpretarli e trasformarli in nuove occasioni di lavoro”.