A pochi giorni dalla X giornata nazionale del fiocchetto lilla contro i disturbi alimentari, il gruppo del Partito Democratico guarda con preoccupazione ai dati relativi all’incremento di anoressia, bulimia, “binge” negli adolescenti. Per questo i consiglieri Raffaele Gallo, Domenico Rossi e Maurizio Marello hanno incontrato le associazioni che si occupano di DCA sul territorio piemontese. Erano presenti Mi nutro di Vita, In punta di Cuore, Sei come sei, Afidati.
In Piemonte, il numero di ammalati è in crescita e l’età della prima insorgenza dei sintomi è in preoccupante diminuzione.
«Quella che è stata definita negli anni un’epidemia silenziosa ha bisogno di voce; tocca alla politica e alle istituzioni dare una risposta, cominciando da azioni concrete e ascoltando le associazioni del territorio, le uniche che possono dare una fotografia dettagliata di quanto l’epidemiologia e i report non possono nemmeno far immaginare» – dichiara Raffaele Gallo, capogruppo PD a Palazzo Lascaris.
«Ci troviamo in assenza di tutto ciò che le famiglie chiedono: accesso alla cura, centri residenziali, ambulatori territoriali specializzati nell’accoglienza e assistenza di pazienti con DCA» – prosegue il capogruppo dem – «Laddove esistono degli esempi virtuosi, questi sono saturi e con tempi d’attesa insopportabili per famiglie che sono obbligate a spostarsi, dal Piemonte, in altre regioni d’Italia o all’Estero, sostenendo costi pesanti».
«La presa in carico del paziente all’insorgenza della malattia è fondamentale perché meglio possa uscirne» – sottolineano gli intervenuti all’incontro – «ma il problema resta dove rivolgersi e a chi. In tutta la regione i centri multidisciplinari idonei a contrastare i DCA sono insufficienti. I percorsi di cura spesso non garantiscono continuità. In più ci si trova a combattere con luoghi comuni, con scarsa conoscenza. Gli stessi medici di famiglia, che dovrebbero essere i primi a individuare il problema, spesso non ne sono in grado o non sono in grado di suggerire percorsi di cura».
Il consigliere Maurizio Marello ha posto un’interrogazione all’assessore Caucino per vederci chiaro. «Il Piemonte risulta carente per quanto riguarda le strutture deputate alla cura dei casi più acuti» – dice Marello – «in un report condotto dall’Università di Urbino nel 2018 risultava che il Piemonte contasse in totale 6 strutture in grado di prendere in cura pazienti affetti da Disturbi dell’Alimentazione. Tra queste 4 ambulatori di primo livello, 4 Day Hospital per i ricoveri di secondo livello, 3 di terzo livello per ricoveri ospedalieri e 0 di quarto livello ovvero a regime residenziale. La Lombardia poteva contare su 20 strutture, 6 delle quali di quarto livello, ovvero a regime residenziale e il Veneto 10 strutture, di cui 2 a regime residenziale».
La Lombardia ha approvato recentemente una legge alla legge che introduce strumenti, azioni e misure per prevenire e curare i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.
«Se una legge anche per Il Piemonte è indispensabile, è anche vero che i numeri e le esigenze delle famiglie ci impongono risposte e azioni immediate» – sottolinea il vicepresidente in commissione Sanità Domenico Rossi – «E’ necessario che la giunta lavori subito alla costruzione di una rete regionale capace di offrire una risposta seria e puntuale ai pazienti con DCA e alle loro famiglie».
«Se per approvare una legge ci possono volere anni» – conclude Gallo – «è dalle piccole azioni che dobbiamo cominciare: a partire dalla divulgazione, dall’informazione, dalla comunicazione nelle scuole e sul territorio. La formazione dei medici di famiglia è sostanziale, come sarà fondamentale mantenere un rapporto costante con le associazioni che da anni si confrontano e si battono per contrastare questo male che viene seppellito dai luoghi comuni. I Dca non sono la malattia delle modelle: colpiscono i nostri ragazzi, ancor più ora che a causa della pandemia sono in uno stato di isolamento innaturale e controproducente per la loro crescita emotiva. Per questo ci impegniamo a fare tutto il necessario per consentire l’accesso e il percorso di cura in ambienti adeguati. Contro i disturbi alimentari, la nostra regione non può permettersi di essere all’anno zero».