C’erano molti agricoltori dell’Astigiano, insieme al presidente e al direttore di Coldiretti Asti, Marco Reggio e Diego Furia, questa mattina, in occasione del blitz in piazza Castello a Torino per l’emergenza cinghiali. Con il Covid si è ridotta per mesi la presenza dell’uomo all’aperto, così la presenza di cinghiali è ulteriormente aumentata del 15%. Coldiretti ne stima una presenza di 2,3 milioni in Italia, animali selvatici liberi di invadere città e campagne causando un incidente ogni 48 ore e provocando 16 vittime e 215 feriti.
Gli agricoltori esasperati, insieme al presidente di Coldiretti Piemonte, Roberto Moncalvo, al Delegato Confederale, Bruno Rivarossa, all’intera Giunta di Coldiretti Piemonte, a tutti i direttori delle federazioni provinciali, hanno seguito gli interventi del governatore Alberto Cirio, del vicepresidente Fabio Carosso, dell’assessore regionale all’Agricoltura Marco Protopapa, dei capigruppo e consiglieri di maggioranza e minoranza con gli interventi di Paolo Ruzzola di Forza Italia, Paolo Bongioanni di Fratelli d’Italia, Monica Canalis del Pd, i cittadini, i Sindaci e le Istituzioni, oltre all’Associazione Familiari e Vittime della Strada con il presidente Giacinto Picozza.
Molte le testimonianze portate dai sindaci, per la provincia di Asti sono intervenuti, anche direttamente sul palco dislocato sotto agli uffici della Regione Piemonte, Roberta Franco, sindaca di Cantarana, Andrea Ghignone, sindaco di Moasca, Roberto Palma, sindaco di Maretto, Luciano Ferrero, consigliere su delega del sindaco di Castellero. Oltre all’intervento del presidente Reggio, è stato dato spazio anche un giovane agricoltore di Refrancore, Matteo Nespolo, che ha lamentato ingenti perdite di raccolto a causa dei cinghiali.
«I nostri rilevamenti – spiega il presidente Reggio – indicano che siamo ormai a oltre un italiano adulto su quattro (il 26%) ad aver incontrato dal vivo un cinghiale. Nelle nostre campagne quasi tutti abbiamo avuto incontri ravvicinati, ma ora hanno ormai invaso anche le città e i luoghi di villeggiatura, tanto da diventare ospiti fissi del paesaggio urbano. L’invasione di vie e piazze da parte dei selvatici viene vissuta anche dai cittadini come una vera e propria emergenza, tanto che oltre otto italiani su 10 (81%) pensano che vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti, soprattutto incaricando personale specializzato per ridurne il numero». Un allarme condiviso dall’Autorità per la sicurezza alimentare Europea (EFSA) che ha lanciato un appello agli Stati dell’Unione Europea chiedendo misure straordinarie per evitare l’accesso dei cinghiali al cibo e realizzare una riduzione del numero di capi per limitare il rischio di diffusione di malattie come la peste suina africana (psa).
«I cinghiali stanno veramente chiedendo le chiavi dei nostri paesi e delle nostre città – rileva Furia -, in una situazione insostenibile sono in costante aumento gli incidenti che mettono a rischio la pubblica sicurezza. Mentre l’equilibrio ambientale degli ecosistemi territoriali si sta compromettendo e si rischia la perdita della biodiversità, cresce il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021, pubblicato dal ministero della Salute. Per questo il Piano deve essere volto alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette».
In Piemonte in soli 5 mesi, da gennaio a maggio 2021, sono aumentate del 63% le richieste di indennizzo dei danni da parte degli agricoltori. Anche per questo motivo Coldiretti Piemonte ha chiesto alla Regione, sempre in coordinamento con lo Stato centrale, l’attuazione delle misure previste per il controllo e il contenimento dei cinghiali, affinché:
– le richieste di intervento degli agricoltori abbiano un riscontro immediato;
– gli agricoltori vengano coadiuvati dalle stesse Forze dell’Ordine, da guardie venatorie volontarie, da cacciatori e da altri proprietari o conduttori dei fondi iscritti ad un apposito elenco regionale;
– il calendario venatorio venga allargato fino a comprendere i mesi che vanno da settembre a gennaio;
– la regia complessiva di tali azioni di contenimento e prelievo sia affidata al prefetto in quanto “competente per la tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza”.