Pur diminuendo il numero delle imprese agricole iscritte alla Camera di Commercio (6.690 nel 2014 contro le 6.913 del 2013) il settore agricolo in provincia di Asti non è in contrazione, ma in espansione. Infatti, complessivamente, aumentano gli occupati in agricoltura, da 10.880 del 2013 a 11.140, ai quali bisogna aggiungere le prestazioni effettuate dalle numerose cooperative di manodopera agricola sorte in questi ultimi anni e le ore di lavoro impiegate con i cosiddetti voucher durante la raccolta. E’ quanto è emerso questa mattina, mercoledì 26 novembre, a Palazzo Enofila, nel corso della conferenza stampa di presentazione del Consuntivo dell’Annata Agraria 2013/2014 organizzato da Coldiretti Asti. Praticamente è in atto – ha sottolineato Roberto Cabiale, presidente di Coldiretti Asti – una sorta di “ricomposizione fondiaria” dove le imprese agricole diminuiscono, ma aumentano di superficie e impiegano più lavoratori. Nel solo settore zootecnico abbiamo inoltre contato 49 imprese agricole che in questi ultimi anni hanno trasformato la loro attività in agrimacelleria, agrisalumeria o agrilatteria, passando dalla produzione, alla trasformazione e quindi alla vendita ai consumatori direttamente in azienda. Questo vuol dire che siamo in presenza di un settore dinamico, innovativo e in continua trasformazione che non si ferma di fronte alle difficoltà, ma che anzi sa andare a cercare e creare maggiore valore aggiunto”. Purtroppo, però – ha sottolineato Luigi Franco, il responsabile dell’area economica di Coldiretti Asti che ha esposto i dati del Consuntivo – causa l’andamento climatico sfavorevole e la congiuntura economica negativa, l’annata non può considerarsi delle più felici. E’ diminuita la produzione vinicola, da 980 mila ettolitri a 850 mila, così come il numero degli animali allevati, per i bovini si è passati da 44.089 del 2013 a 43.162 capi. E’ anche diminuito il valore del frumento, passato da 198 euro alla tonnellata a 183, come quello del mais da 195 a 156”. Nonostante i valori generalmente negativi, grazie ad alcuni progetti di filiera realizzati da Coldiretti Asti, per alcune imprese agricole l’annata è stata più proficua. E’ il caso di chi ha aderito al “Progetto Vino”, dove alcuni viticoltori hanno comunque ottenuto mediamente 85 euro al quintale dalle loro uve barbera, alcuni con punte attorno ai 100 euro, praticamente triplicandone il valore rispetto alla vendemmia 2010. Con il “Progetto Grano di Qualità”, cento cerealicoltori hanno ottenuto mediamente 20 € al quintale dal grano tenero, praticamente 2/3 euro in più rispetto ai mercati. Anche il “Progetto Orticolo” ha garantito il ritiro di circa 7 mila quintali di prodotto dalla “F.lli Saclà”. Tutti esempi di come il progetto nazionale Coldiretti di “Una filiera agricola tutta italiana”, calato sulla nostra realtà provinciale, abbia saputo dare buoni frutti. Con l’esposizione dei dati e l’elaborazione di un approfondito dossier consegnato ai giornalisti, questa mattina, di fronte ai principali protagonisti dell’economia, ai rappresntanti dei principali degli enti dell’Astigiano fra cui il presidente e il direttore del Consorzio dell’Asti, Gianni Marzagalli e Giorgio Bosticco, il direttore dello Spresal, Roberto Zanelli, il direttore di Confesercenti, Gioacchino Falcone, il direttore del Settore Agricoltura della Provincia di Asti, Paolo Guercio, il dirigente della Cassa di Risparmio di Asti, Francesco Degiovanni, il presidente dell’Amito di Caccia, Anotnello Murgia, e molte autorità con in testa il Prefetto di Asti, Dr. Pier Luigi Faloni, Coldiretti ha anche voluto aprire un dibattito sul futuro del settore primario. Hanno esposto il loro intervento l’assessore regionale all’Agricoltura Giorgio Ferrero, il presidente della Provincia di Asti, Fabrizio Brignolo, il presidente del Consorzio dei Vini d’Asti e del Monferrato, Filippo Mobrici, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio, Michele Maggiora, il presidente della Camera di Commercio di Asti, Mario Sacco, il direttore dell’Associazione regionale allevatori, Tiziano Valperga, il presidente provinciale degli allevatori, Franco Serra, il vice presidente del Consorzio Agrario Nord Ovest, Adriano Cavallito, il consigliere provinciale con delega all’agricoltura, Francesco Marengo. Dal dibattito è emerso come sia necessario “fare sistema”, tutti insieme, per creare nuove prospettive al settore primario. Per il settore vitivinicolo si è parlato di come valorizzare il riconoscimento Unesco, di come creare un’identità territoriale forte legando il vino alla cultura, di come combattere la flavescenza dorata. Su questo ultimo punto l’assessore Ferrero ha annunciato la realizzazione, in primavera, di un seminario internazionale sulla malattia della vite, mentre il presidente Maggiora ha garantito ulteriori finanziamenti. Per la zootecnica si punta alla definitiva valorizzazione del marchio Igp Vitellone Piemontese e all’affermazione della linea vacca-vitello, così come inserito nella nuova Politica Agricola Comunitaria. Per i seminativi si amplieranno le possibilità di affermazione delle produzioni di qualità per il frumento e si cercheranno nuove vie a maggiore valore aggiunto per gli altri cereali. Sull’ortofrutta, oltre all’accordo con la F.lli Saclà, si cercherà di rinnovare l’area del mercato ortofrutticolo, come ha sottolineato Fabrizio Brignolo, e si dovrà governare il settore corilicolo, il settore ad aver registrato un vero e proprio boom con il valore delle nocciole Piemonte schizzato a 5 euro al chilogrammo.