Dal prossimo 15 aprile è possibile la caccia di selezione del cinghiale. Lo stabilisce il nuovo calendario venatorio approvato stamane dalla Giunta regionale. “Di fronte ai problemi di sicurezza provocati dall’abnorme proliferazione dei cinghiali in Piemonte e alle frequenti lamentele da parte degli agricoltori e dei sindaci per i danni alle colture provocati dagli animali, abbiamo deciso di autorizzare la caccia di selezione al cinghiale, caccia che non si fa con i battitori e i cani, ma viene praticata individualmente con la carabina”, spiega l’assessore all’agricoltura Giorgio Ferrero, che ha anche la delega sulla caccia e pesca. Purtroppo dei 38 tra Ambiti territoriali di caccia (ATC) e comprensori alpini (CA), solo sette hanno dato la disponibilità a ricorrere alla caccia di selezione. Una situazione che rischia di rendere inefficace un provvedimento che intende invece proprio intervenire su un tema “caldo” riguardo sia alla sicurezza personale (ci sono stati incidenti anche mortali in seguito alla presenza sulle strade dei cinghiali), sia ai danni all’agricoltura. Per questo oggi l’assessore Ferrero ha scritto una lettera ad ATC e CA chiedendo attenzione per questo strumento di controllo della popolazione dei cinghiali. “Se in taluni casi la situazione legata alla presenza di tali selvatici sul territorio parrebbe non richiedere tale prelievo”, scrive Ferrero nella lettera, “sconcerta un po’ constatare che in altri ambiti territoriali da cui pervengono con frequenza e forza segnalazioni e denunce di forti problemi – dal mondo agricolo e dai rappresentanti degli enti pubblici in particolare – non sia stato neppure prevista questa possibilità”. “In tal senso, è mio dovere richiamare il ruolo e la responsabilità gestionale di Presidenti e Componenti i Comitati di Gestione, quali Organi a ciò deputati sul territorio di competenza. Serve infatti a poco richiedere misure straordinarie e interventi di contenimento alla Regione Piemonte, se non si applicano nella gestione ordinaria tutte le possibilità già in essere e messe a disposizione per far sì che tale legittima attività sportiva non prevarichi però i propri confini”. Il nuovo calendario venatorio introduce altre novità rispetto al passato. Nel 2015 la caccia si aprirà una settimana dopo: non più l’ultima domenica di settembre, ma la prima di ottobre, il 4 del mese. Questa volta il calendario è stato stilato in piena sintonia con l’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, di cui sono state accolte tutte le osservazioni fatte. Questo dovrebbe limitare i ricorsi al Tar cui abbiamo assistito nelle passate stagioni di caccia. Sono state osservate scrupolosamente le direttive comunitarie sulla conservazione e tutela delle specie migratorie, e tutelate in particolare modo le specie “sensibili”. Dalla tortora, di cui non ci sarà la preapertura della caccia a settembre, al fischione e alla folaga, cui non si potrà sparare. Per la pernice bianca e la lepre variabile è confermato il divieto di caccia. Non solo; per la tipica fauna alpina, a maggior tutela, da questo anno la caccia è possibile in un solo Comprensorio alpino scelto dal cacciatore, e non su più comprensori come in passato. Diminuiti anche i carnieri delle specie migratorie, di tortore e quaglie. Eliminato invece il costo minimo per capo del capriolo, una specie in forte soprannumero. “Il nostro sforzo – commenta Giorgio Ferrero – è stato di salvaguardare le specie più a rischio e, più in generale, il patrimonio naturale e ambientale della nostra regione, riconoscendo al contempo la necessità di intervenire sulle specie la cui esplosione demografica sta procurando gravi danni alle colture e rischi alla stessa sicurezza delle persone”.