La trasparenza della Sanità nei confronti dei cittadini/assistiti passa anche attraverso i camici indossati dai vari operatori del comparto. Lo sostiene il Nursind, sindacato delle professioni infermieristiche, che per voce del segretario nazionale Andrea Bottega ha scritto in questi giorni ai ministri competenti per chiedere che venga definita una divisa con un unico colore, omogeneo su tutto il territorio nazionale, che identifichi inequivocabilmente le varie figure che lavorano in ambito sanitario. “Pensiamo sia anche questa una questione di trasparenza – riferisce Bottega al Quotidiano Sanità -, dare la possibilità immediata ai cittadini di capire con chi si stanno relazionando in modo da poter avanzare le corrette richieste alle persone giuste. Molte risposte ai cittadini utenti sono ritenute inadeguate perché in realtà sono rivolte alle professionalità sbagliate”. Un’alternativa, forse meno costosa visti i tempi d’austery che sta attraversando anche il mondo sanitario, è quella di formulare un’etichetta ben visibile da stampare sulla divisa di tutti gli addetti in cui venga indicata la dicitura della propria qualifica (medico, infermiere, operatore socio sanitario, tecnico ecc.). L’attuale normativa 150/2009 all’art.55 novies si limita infatti ad indicare il nome e cognome dell’operatore senza precisare la qualifica, “che spesso è desunta arbitrariamente dal tipo e colore di divisa che il dipendente indossa” conclude Bottega. L’Asl di Asti si è già attivata da tempo in questo campo e, come ricordato dal segretario provinciale del Nursind, Gabriele Montana, le figure professionali sono distinguibili con una striscia di vario colore sul colletto della divisa: rossa (caposala), blu (infermieri), gialla (Oss), verde (tecnici di laboratorio), bordeaux (Rad). La divisa interamente verde identifica infine tutto il personale di sala operatoria senza distinzioni. “La diversificazione delle divise è un aspetto fondamentale non solo per la trasparenza con l’utenza ma anche in occasione di contenziosi, dove la figura dell’infermiere viene sempre bersagliata anche quando non ha colpe – precisa Montana – Particolarmente delicata è la situazione del pronto soccorso. Al Massaia c’è già un inizio di diversificazione tra le varie figure ma l’utenza non è opportunamente informata e quindi resta facile confonderle. Bisognerebbe pensare a una specifica cartellonistica o volantini sparsi nei reparti che informino l’utente su tutte le figure presenti in corsia”. Fabio Ruffinengo