Lo scorso venerdì ha preso il via la Douja d’Or 2020, con un taglio tutto nuovo.
Al centro della serata di presentazione, presso il Teatro Alfieri, vi è stato un interessante confronto moderato da Cesara Buonamici, giornalista e vice direttrice del Tg5, in collaborazione con l’Onav (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Vino) e dibattuto, tra gli altri, anche da prestigiosi nomi del giornalismo di settore.
Al termine dell’incontro, la Buonamici si è gentilmente resa disponibile a un’intervista. Non solo una brillante carriera ma anche una passione per la terra, che nutre fin da bambina, grazie alla storica e prestigiosa azienda di famiglia, nella quale si produce olio d’oliva biologico.
Cesara ci racconta così la sua passione: “Premesso che il vero imprenditore è mio fratello Cesare, la passione per la terra e per l’azienda di famiglia è così forte che anche io le dedico ogni momento libero dal Tg5. È una caratteristica che ci è stata passata da chi ci ha preceduti. La terra ha una particolarità: ti deve piacere altrimenti, come si dice, è bassa e dura. Purtroppo il nonno, fondatore dell’azienda e di cui porto il nome, è morto poco prima che io nascessi ma di lui so una cosa certa: era un uomo di totale ed assoluta generosità, che non esitava a privarsi di qualcosa per darla a chi ne aveva bisogno”.
Prosegue poi spiegando le ragioni che l’hanno portata ad aprire questa edizione della Douja. “È una bella e antica manifestazione, che parla di terra e vino, quindi mi è sembrato naturale accettare…”.
Una Douja proiettata al futuro, le cui parole chiave sono tradizione e territorio, vino e cibo, natura e cultura, coesione e comunicazione, ma soprattutto tanto coraggio.
La Buonamici confessa di essere stata profondamente colpita, durante l’incontro, dall’unità che lega agricoltori, produttori ed istituzioni, tutti convinti che davvero l’unione fa la forza, specialmente in questi tempi, nei quali il futuro non è solo incerto ma anche pieno di possibili pericoli.
La resilienza dei contadini, fondamentale nell’affrontare l’emergenza dei mesi passati e la coraggiosa scelta di Asti nel realizzare la Douja, le danno anche l’assist per una giusta considerazione. “Un contadino che non abbia in sé l’ottimismo per il futuro non potrebbe fare questo mestiere, se poi si agisce tutti uniti, le possibilità di successo aumentano – ha commentato la Buonamici -. L’Astigiano ha fatto bene ad accettare questa sfida che, pure in sicurezza, ha mostrato che si può ritrovare un po’ della precedente libertà. Nella mia azienda agricola e al Tg5, durante il lockdown, ci siamo sentiti ancora più uniti e felici di poter lavorare, con grandissima passione e sempre in piena sicurezza”.
L’intervista completa sul numero della Gazzetta d’Asti in edicola da venerdì 18 settembre 2020
Stefania Castino