Confagricoltura Asti ha accolto con interesse e spirito propositivo l’invito rivolto dal Comune di Asti a collaborare, di concerto con i consorzi di tutela del vino e le associazioni di categoria, sul nuovo progetto “Vino e Cultura”, titolo provvisorio che raggruppa una pluralità d’interventi volti a consolidare l’identità vinicola dell’Astigiano. La prima azione, nonché più importante, è quella d’individuare la location adatta ad ospitare un’esposizione permanente di vini – con annesso punto d’informazioni – per stimolare il turismo enogastronomico diretto nel nostro territorio, il Monferrato, che assieme a Langhe e Roero è stato riconosciuto patrimonio Unesco ma non ha ancora saputo sfruttare appieno la vetrina mondiale che gli è stata offerta. Questo a differenza dei “cugini” albesi, verso cui non dobbiamo provare invidia sul piano dell’eccellenza dei prodotti agroalimentari mentre molto abbiamo da imparare nella capacità di “fare rete”, aspetto che assicura un’importante (a tratti persino iperbolica) considerazione da parte dei principali tour operator. In via di definizione è anche un nuovo indirizzo universitario promosso dal polo UniAstiss che verterà sulla meccanizzazione in vigna, tecnica che risulterebbe più efficace e razionale nella gestione delle risorse rispetto alla classica vendemmia manuale. Gli occhi della Regione Piemonte saranno assai vigili su “Vino e Cultura” in quanto l’Ente provvederà a coprire la maggior parte del finanziamento, che per molti aspetti si configura come un “Pisu 2” ma questa volta slegato da impermeabili confini di zona e capace di portare benefici a tutta la città. Dai primi commenti raccolti in sala consiliare, il piano terra del Municipio e palazzo Ottolenghi sono risultati le destinazioni più adeguate ad ospitare la futura esposizione vinicola. Massimo Forno, presidente di Confagricoltura Asti, ha espresso con schiettezza la sua posizione in merito al progetto: “Finalmente iniziamo a ragionare sulla creazione di una vera identità astigiana che dovrà essere connotata da uno stretto legame tra l’aspetto culturale e le realtà vitivinicole del territorio. L’obiettivo appare realizzabile ma è necessaria una solida sinergia tra tutti gli attori in campo: solo con un’autorevole regia di fondo potremo addensare le innumerevoli meraviglie della città museale con colori e sapori del vino più apprezzato nel mondo”. Un luogo adatto, qualsivoglia sia l’ubicazione definitiva, “per ricevere i produttori del territorio e con loro ricreare le atmosfere, ormai in parte perdute, che fino a qualche decennio fa contraddistinguevano l’arrivo alle porte di Asti”, ha chiosato Forno. L’aspetto economico, legato alla vendita delle bottiglie e non solo alla loro esposizione, è complemento essenziale a garantire la sostenibilità del nuovo progetto che tuttavia non vuole creare alcun tipo d’interferenza con il commercio privato, anzi, mira ad incentivarlo attraendo un maggior numero di turisti e conseguentemente nuove opportunità di profitto anche per le attività limitrofe. Con la stessa lucidità il presidente di Confagricoltura Asti ha indicato gli errori da non ripetere, primo fra tutti quello di ipotizzare un’enoteca permanente nell’ex vetreria: “Scordiamoci l’Enofila, troverà un altro tipo di destinazione. E’ ormai chiaro che turisti ed astigiani non la reputino il luogo adatto ad ospitare la nobiltà vinicola piemontese”. Un’imperdibile chance ci viene offerta da Storia e Terra, forse l’ultima locomotiva per riportare Asti nell’Olimpo delle città da visitare almeno una volta nella vita, il tutto per intercessione diVino.