Aggettivi per definire un incontro atteso per 54 anni: “Emozionante, straordinario, unico”. Parola del sindaco Emma Adorno, che insieme a una cinquantina di suoi concittadini ha visitato nei giorni scorsi, al Museo Paleontologico di Asti, la grande balena fossile ritrovata nel 1959 a Valmontasca. Un evento da ricordare: “La balena per noi è un’istituzione, mi metto la fascia tricolore in suo onore” ha esordito il primo cittadino, incassando l’approvazione dei partecipanti. Nel gruppo anche numerosi viglianesi attempati che assistettero al recupero della balenottera, emersa durante uno scavo per la posa di una condotta idrica. “Lo scheletro era lungo, una meraviglia! – ha ricordato uno di loro – Per pulire le ossa dalla terra gli esperti usavano un coltellino, avevano la stessa cura come se dovessero grattare un tartufo”. Un altro ricordo: “Lo scavo aveva tagliato la coda dal resto dello scheletro: girava voce che la balena, in quel momento, avesse lanciato un urlo”. Erano invece veri i pullman che, nei sei mesi di recupero a cielo aperto, avevano portato in paese curiosi e appassionati: “C’era gente che veniva anche dall’estero, per noi era tutta una sorpresa”. Poi, arrivata la gru, la balena traslocò sul camion alla volta del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino: un soggiorno durato fino a due mesi fa. Il 26 ottobre l’apparizione della Viglianottera, in tutta la sua grandiosità, nella prima sezione del nuovo Paleontologico fatto nascere dall’Ente di Gestione delle Aree Protette Astigiane al Michelerio. “Il cetaceo – ha spiegato Piero Damarco, conservatore museale e paleontologo – è arrivato in condizioni precarie: prima di esporlo abbiamo dovuto restaurare alcune ossa. Poi è stato ricostruito rispettando la conformazione del 1959, cercando cioè di restituire una visione la più naturale possibile della balena e ottenendo pure un certo effetto tridimensionale. Anche la sabbia che lo contorna è simile a quella di Valmontasca”. Emozionati e affascinati, i viglianesi, quando possono finalmente avvicinarsi alla Viglianottera. “Si può accarezzare?” azzarda un’anziana signora. E mentre il gruppo si disperde al piano superiore del museo guidato da Alessandra Fassio, tecnico paleontologo, alla scoperta del ricco patrimonio fossilifero dell’Astigiano, il Comune e l’Ente di Gestione pensano al futuro. Perché la terra smossa di Vigliano riserva ancora sorprese, piccoli reperti continuano a saltare fuori: “Bisogna approfondire la cosa, censire e monitorare i siti” propone il sindaco Adorno. A chi trova nei propri terreni i resti di milioni di anni fa, la raccomandazione di Damarco: “Non toccate nulla e chiamateci. E’ importante studiare i fossili nel luogo che li ha finora conservati. Chi ha notizie ce lo dica senza paura: sarà un inizio di cammino da fare insieme, se si fanno le cose bene anche i proprietari avranno i loro vantaggi”. E Gianfranco Miroglio, sotto la cui presidenza all’Ente Parchi è decollato il progetto del Museo Paleontologico al Michelerio, sottolinea che “in futuro avremo più spazio per ospitare i fossili: stiamo ristrutturando i sotterranei e avremo a disposizione anche una nuova ala del Michelerio”. Il Comune di Vigliano, intanto, premia l’impegno dei concittadini che, anni fa, ricostruirono lo scheletro della balenottera: una targa è stata consegnata ad Aldo Alciati e Paolo Riva, rispettivamente presidenti della Pro Loco e del Circolo di Valmontasca. Proprio in frazione, lungo il percorso che tocca il luogo dello scavo del 1959, sarà collocata una targa di marmo, che riproduce il grande cetaceo, donata ieri al Comune da una ditta artigiana di Rocca d’Arazzo.