La cucina a km zero (con prodotti del territorio) o a filiera corta (con rapporto diretto tra acquirente e produttore) prende piede anche nell’Astigiano: lo rivela l’indagine conoscitiva che l’Asl AT ha appena terminato dopo aver studiato 153 mense scolastiche e di strutture assistenziali, come case di riposo, comunità per disabili, minori e tossicodipendenti.
Lo studio è stato svolto dal Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione (SIAN) su mandato della Direzione Generale dell’Asl, che da due anni utilizza i prodotti del territorio per preparare i 1700 pasti giornalieri da distribuire ai pazienti degli ospedali di Asti e Nizza e ai propri dipendenti che pranzano alla mensa aziendale.
“L’indagine – indica Vincenzo Soardo, responsabile del SIAN – rivela la sensibilità della ristorazione collettiva scolastica e assistenziale sulla produzione di pasti di qualità, utilizzando derrate alimentari sia del territorio (cioè dell’Astigiano o, come indica la legge, delle province contermini) sia a filiera corta. E’ un dato confortante per i fruitori del servizio avere una possibilità del 30% di consumare un pasto con frutta e verdura, carni fresche e trasformate, cereali e derivati forniti senza interdizione commerciale”.
Le 153 strutture, sia pubbliche che private, studiate dall’Asl operano 73 in ambito assistenziale e 67 in quello scolastico (si aggiungono 7 centri di cottura, 5 di tipo misto, 1 di altro genere). Complessivamente le realtà private costituiscono il 62% del totale e quelle scolastiche il 38%: rispettivamente producono il 64% e il 36% del totale dei pasti, che settimanalmente sono 103.666. In particolare, agli scolari vengono garantiti ogni settimana oltre 50 mila pasti e agli ospiti delle strutture assistenziali 53.044.
“Il 36% delle strutture studiate – indicano i tecnici del SIAN – ha redatto un capitolato d’appalto in cui nel 29% dei casi si prevede la fornitura delle materie prime e dei prodotti alimentari provenienti dall’agricoltura biologia o dal metodo della lotta integrata; ortofrutta (38% dei capitolati), latte e derivati (36%), carni fresche e trasformate (44%), cereali e derivati (25%) devono provenire dall’ambito locale, mentre quelli che rientrano nella filiera corta sono frutta e verdura al 13%, latte e derivati al 5%, carni fresche e trasformate al 29%, cereali e derivati al 16%”.
I fornitori consegnano prodotti alimentari e materie prime di agricoltura biologica al 17% delle strutture (30% dei pasti prodotti); le realtà che si approvvigionano dalle aziende ortofrutticole del territorio sono il 56% (64% dei pasti cucinati) e il 41% quelle che utilizzano materie prime a filiera corta, pane compreso (30% dei pasti serviti).
Il 18% delle strutture, invece, ritira prodotti con caratteristiche merceologiche generali e con i quali viene preparato il 19% dei pasti assicurati agli utenti.