Si è tenuto giovedì 29 agosto scorso il tradizionale “pranzo dei conferenti” della Toso SpA, “una giornata di festa tutti insieme prima che inizi la vendemmia” come è solito dire Piero Toso, che in azienda si occupa dei contatti con i produttori di uva e di questo momento di convivialità. Non è da adesso che la Toso organizza questo incontro con chi fornisce la materia prima per la produzione vinicola. “Questo momento di convivialità in Casa Toso è una tradizione consolidata” – ci ricorda Piero Toso – “La prima edizione risale al 1980 e da allora non abbiamo tralasciato un anno. Per noi è importante, ma lo è anche per i viticoltori, perché la sentono come l’occasione per incontrarsi, anche tra loro, conoscersi meglio e dialogare. Il pranzo in fondo è un pretesto: contano i rapporti che si instaurano e portano a collaborare con più entusiasmo e soddisfazione.” Sono almeno 150 le aziende che forniscono le uve a Toso, soprattutto Moscato e Brachetto, poi anche Barbera, Dolcetto e Cortese. Per questo, la loro concentrazione maggiore è nelle Valli Belbo e Bormida, in particolare Canelli, Cossano e Santo Stefano Belbo che sono immediatamente a ridosso del fulcro produttivo aziendale. Al di là degli accordi e degli scritti, ciò che fa la differenza è quella stretta di mano, quel guardarsi dritto in faccia. Per questo ci sono esperienze di collaborazione che durano da decenni, come quella di Bruno Delpiano di Loazzolo, che conferisce le uve alla Toso da metà degli anni Sessanta, quasi 50 anni. Ricorda benissimo come nei primi tempi la Toso venisse direttamente in cascina a ritirare le uve: arrivava Vincenzo Toso con il camion e per loro questo era un servizio essenziale. Luigi Negro da Cessole va ancora più indietro e ricorda i tempi di nonno Pietro Toso, che seguiva i camion sui pesi: “Da Perletto portavamo le uve a Vesime con le bigonce sui carri trainati da animali. – ricorda Negro – Dopo il peso, le uve venivano trasferite sui camion e poi Pietro tirava fuori il suo portafoglio a fisarmonica e pagava le uve che aveva ritirato.” Parlando con i conferenti, soprattutto i più anziani, si percepisce il loro attaccamento alla Toso. In particolare, una persona è rimasta nei loro cuori, Vincenzo Toso, il papà di due degli attuali titolari, scomparso all’inizio del 2012. Il ricordo è unanime: “Con Vincenzo avevamo un rapporto speciale. Lui ti stava a sentire, poi diceva la sua, si dialogava per ore. Sapeva trattare con le persone e ti lasciava soddisfatto. È anche in nome di questo ricordo che siamo rimasti fedeli a Casa Toso e vogliamo continuare così.” Tra qualche giorno, verso il 10 settembre, cominceranno la vendemmia e la vinificazione. Quando i viticoltori arriveranno in cantina con i loro carichi, alla Toso troveranno – come ormai da 4/5 anni – un gazebo con un tavolo allestito per un piccolo spuntino a base di pane, salame e formaggi. Continuare con la convivialità non guasta. Anche quando il lavoro è più pressante