“Centocinquanta giorni, all’ospedale Cardinal Massaia, per fare una risonanza magnetica all’addome e 120 per lo stesso controllo all’encefalo: se il buongiorno si vede dal mattino, il nuovo direttore generale dell’Asl AT, Ida Grossi, avrà molto da fare per cercare di migliorare i servizi offerti al cittadino. Per questo le rivolgiamo un sincero augurio di buon lavoro. Il problema delle liste d’attesa è stato una delle prime criticità segnalate nei mesi scorsi dall’Osservatorio sulla sanità. Ci sono prestazioni diagnostiche che impongono ai pazienti tempi insostenibili. Alcuni esempi: 112 giorni per una ecografia all’addome, 155 per l’ecocardiogramma, 162 per la colonscopia, 134 per una verifica del fundus oculi. Anche per gli interventi chirurgici la situazione si presenta grave: ben 500 giorni di attesa per la cataratta, fino a 241 per un’ernia inguinale, fino a 360 per la protesi d’anca e fino a 300 per una tonsillectomia. Dal nuovo direttore generale, considerata manager seria e capace, ci attendiamo che, una volta entrato in servizio nella nostra Asl, si occupi subito della riapertura delle assunzioni (così come ripetutamente annunciata dall’assessore regionale Saitta) per affrontare, tra l’altro, proprie le pesanti situazioni relative ai tempi di attesa per le prestazioni ambulatoriali e per gli interventi chirurgici. In questo contesto, l’Osservatorio segnala nuovamente che alla fine di maggio il Massaia rischia di perdere i due radiologi impegnati sulle ago biopsie mammarie. L’Osservatorio, che si avvale anche del contributo delle associazioni di volontariato che operano in ospedale e sul territorio, è disponibile al dialogo e alla collaborazione con la nuova Direzione Generale per giungere a una strutturazione razionale dei servizi in funzione della reale analisi dei bisogni socio-sanitari espressi dal territorio. Fin da subito ci auguriamo che le criticità relative al personale e alle prestazioni rivolte all’utenza siano sottolineante dai sindaci all’assessore Saitta nell’incontro previsto per mercoledì 13 maggio ad Asti. Una sanità regionale sempre più targata “Moirano” ha varato le nuove nomine ai vertici delle ASR del Piemonte nel segno della discontinuità con il passato. Come ha detto il presidente Chiamparino, i nuovi direttori generali non dovranno essere “yes man/woman” verso la Regione e soprattutto dovranno essere indipendenti “dai localismi”. Da qui la scelta di troncare ogni possibile legame con sindaci e amministratori locali, affidando le Aziende sanitarie a manager che, in primo luogo, dovranno rispondere alla Regione e ai suoi piani, mettendo in subordine le mediazioni e le istanze espresse da territorio. L’Osservatorio continuerà pertanto a seguire con attenzione l’evoluzione della delibera sulla riorganizzazione ospedaliera (quella che era nata a novembre per cassare dodici reparti del Cardinal Massaia), così come la definizione dei posti letto (Asti possiede l’indice posti letto/popolazione più basso di tutto il Piemonte) e dei servizi da collocare nel futuro ospedale della Valle Belbo. Oltre a queste tematiche si aprirà la discussione sulla nuova “Rete territoriale” regionale, uno dei dei motivi per cui Saita incontrerà i sindaci il 13 maggio. Se l’ipotesi che si paventa per Asti è di una riduzione di 7 strutture sulle 22 esistenti, diciamo subito un no molto netto: sia in relazione alla definizione delle strutture ospedaliere che dovranno diventare territoriali (come la Diabetologia o la Dietetica e Nutrizionale Clinica) sia perché questa riduzione ancora una volta andrà a decretare la subalternità di Asti nei confronti di Alessandria: eventualità che consideriamo inaccettabile”. Osservatorio della sanità